Tutto confermato: a partire dal 2026 torneremo nello spazio alla ricerca di esopianeti simili alla Terra, il tutto con una nuova missione dedicata che ha passato in queste ore una nuova review che la proietta verso le prossime fasi di realizzazione.
Plato
La missione Plato (PLAnetary Transits and Oscillations) è ancora nelle fasi inziali, ma ha già un carico di ambizioni importante. Si tratta di uno strumento che mette assieme 26 fotocamere e che dovrà andare a gravitare a circa 1,5 milioni di km di distanza dalla Terra. Da quella posizione andrà alla ricerca di circa 200 mila esopianeti nel giro di 4 anni, misurando le oscillazioni regolari della luce indicanti il passaggio di un pianeta nella sfera luminosa della stella di riferimento.
Queste variazioni potranno dirci molto sia a proposito del pianeta identificato che della stella, consentendo di conoscere più a fondo gli esopianeti e le loro caratteristiche in funzione dell’età dell’astro.
La missione servirà alla comunità scientifica per raccogliere informazioni preziose sui pianeti della nostra galassia, oltre il nostro sistema solare. Il raggiungimento di questo traguardo e l’avvio della seconda fase di questa straordinaria missione costituiscono un’importante energia positiva per le prossime sfide che andremo ad affrontare con i nostri partner industriali, istituzionali e accademici
Filippo Marliani, project manager di Plato per l’ESA
Secondo il programma, la missione avrà inizio nel 2026: dopo Webb toccherà a Plato.