Nuova puntata dello scontro a distanza tra F-Droid e Google sulla questione del sideloading su Android. L’azienda di Mountain View aveva specificato che questa modalità di installazione non verrà eliminata. Secondo Marc Prud’hommeaux, uno dei sviluppatori del popolare store di terze parti, questa affermazione è palesemente falsa.
Google dice il falso sul sideloading
Google ha comunicato che, a partire dal 2026, tutti gli sviluppatori dovranno essere verificati. Ciò significa che dovranno fornire i propri dati (e pagare 25 dollari per la registrazione) anche gli sviluppatori che distribuiscono app tramite sideloading, ovvero all’esterno del Play Store.
In seguito alle critiche ricevute, l’azienda di Mountain View ha confermato che sarà ancora possibile il download delle app dal sito dello sviluppatore e da store di terze parti. F-Droid, che aveva già evidenziato le conseguenze per i progetti open source, ha pubblicato un nuovo post sul sito ufficiale per criticare la scelta.
Marc Prud’hommeaux ha scritto che l’affermazione di Google è falsa. È sufficiente infatti leggere la definizione di sideloading su Wikipedia:
Trasferimento di app da fonti web non approvate dal fornitore.
In base alle nuove regole in vigore dal 2026, Google dovrà invece approvare la fonte delle app. Gli sviluppatori devono effettuare la registrazione, pagare 25 dollari, fornire un documento di identità, accettare termini e condizioni non negoziabili, elencare tutti gli identificativi delle app, caricare la prova della chiave di firma privata e quindi attendere l’approvazione di Google.
Cosa significa per gli utenti
Gli utenti acquistano un dispositivo Android anche per avere maggiore libertà rispetto ai dispositivi di Apple. A causa dell’obbligo di verifica per gli sviluppatori, gli utenti non potranno più scegliere liberamente le app. Secondo F-Droid, Android diventerà un sistema operativo chiuso, come iOS. Non potranno nemmeno essere installate le app dagli store concorrenti, tra cui Samsung Galaxy Store e Epic Games Store.
F-Droid sottolinea inoltre che la “scusa” della sicurezza non regge. Google afferma che i malware sono principalmente distribuiti tramite sideloding. In realtà, le app infette sono presenti anche sul Play Store e hanno una maggiore diffusione. Marc Prud’hommeaux consiglia di contattare i legislatori, come spiegato su questo sito. Ostacolare l’istallazione di app da store alternativi potrebbe essere una violazione del Digital Markets Act in Europa.