Facebook penalizza i contenuti di scarsa qualità

Facebook penalizza i contenuti di scarsa qualità

Giù nel News Feed di Facebook le pagine che condividono contenuti non originali, campagne di clickbait o link verso siti con troppa pubblicità.
Facebook penalizza i contenuti di scarsa qualità
Giù nel News Feed di Facebook le pagine che condividono contenuti non originali, campagne di clickbait o link verso siti con troppa pubblicità.

Proseguendo nel cammino che punta a rendere migliore la qualità dei contenuti pubblicati e condivisi sulla piattaforma, Facebook annuncia oggi un aggiornamento delle Linee guida sulla sezione Notizie per gli editori. L’obiettivo è impedire o quantomeno limitare la circolazione di materiale sottratto da altre fonti così come delle campagne di clickbait e di link che portano a pagine esterne eccessivamente cariche di banner e altre forme di advertising.

Facebook e i contenuti copiati

L’iniziativa si concretizza con un intervento sugli algoritmi che regolano la composizione del News Feed. Sui monitor e sui display degli utenti compariranno dunque con minore frequenza i post delle pagine e dei gruppi che ad esempio condividono articoli copiati o solo leggermente modificati.

Gli editori dovranno inoltre porre attenzione alle modalità di sharing, poiché una volontaria omissione di informazioni fondamentali per comprendere la natura della notizia potrebbe essere etichettata come clickbait e di conseguenza penalizzata. Lo stesso vale, come già detto, per i collegamenti che portano a siti con troppe inserzioni pubblicitarie. Il social network comunica la novità con un update a un post pubblicato sul proprio blog ufficiale nel maggio 2017.

A partire da oggi rilasciamo un aggiornamento così le persone vedranno meno post con link a siti di bassa qualità che principalmente copiano e ripubblicano contenuti da altri siti senza fornire alcun valore reale.

Come funziona?

Al fine di valutare l’attività delle pagine e dei gruppi, come riportato da TechCrunch, Facebook impiega un sistema che confronta il testo principale di una pagina specifica con quello delle altre indicizzate, al fine di trovare potenziali match. Il livello di corrispondenza (se un articolo è interamente uguale a un altro o solo per una sua parte) viene impiegato come fattore per stabilire se un contenuto è stato rubato o meno. La valutazione così condotta viene incrociata con altri indicatori riguardanti la sospetta attività di clickbait e la quantità-qualità dell’advertising presente su un sito per stabilire infine se il post merita di essere portato all’attenzione degli utenti o se invece dev’essere fatto oggetto di penalizzazione.

L’intervento appare del tutto similare a quello posto in essere da tempo da Google, ove il motore di ricerca tende a penalizzare i siti con contenuti non originali (elemento imprescindibile in un ambiente ove tutto è replicabile a basso costo). L’originalità, lungi dal diventare fattore premiante, è tuttavia elemento distintivo; le copie impattano invece in un algoritmo penalizzante, in grado di togliere visibilità e scoraggiare così modelli di business basati su contenuti privi di qualità.

Da verificare l’efficacia di una simile iniziativa, che in ogni caso non può che essere vista di buon occhio da chi quotidianamente si impegna per offrire un’informazione di qualità, spesso vedendo sottratto il frutto del proprio lavoro da soggetti terzi che, limitandosi a un banale copia-incolla, generano traffico verso le proprie pagine, lucrando così sull’impegno altrui.

Fonte: Facebook
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Pubblicato il 17 ott 2018
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