Fotofonini, frontiera del pudore

Fotofonini, frontiera del pudore

di S. Manfredini - Se Israele decide di limitare l'accesso al porno con i cellulari di terza generazione, l'Arabia Saudita li prende di petto: vietato usarli a scopi immorali. Censura? Buon senso?
di S. Manfredini - Se Israele decide di limitare l'accesso al porno con i cellulari di terza generazione, l'Arabia Saudita li prende di petto: vietato usarli a scopi immorali. Censura? Buon senso?


Roma – C’è un filo conduttore che lega le ultime decisioni mediorientali su fotofonini e telefonia mobile di terza generazione con le fortissime preoccupazioni che in mezzo mondo sono state più volte espresse per l’avvento dei nuovi cellulari . Un filo che a volte è costruito sul buon senso ma che più spesso cede alla censura.

Nei giorni scorsi Israele ha annunciato di voler impedire che le prestazioni dei telefonini di terza generazione consentano ad operatori senza scrupoli di diffondere senza alcun controllo un altro tipo di prestazioni, questa volta sessuali. I contenuti a luci rosse, ha tuonato il ministero delle Comunicazioni israeliano, potranno essere consultati solo da chi dimostrerà di essere maggiorenne.

Sebbene certi pruriti possano catturare all’improvviso la mente di taluni, o cogliere per gioco e scherzo la carnalità di talaltri, la scelta israeliana è conseguente alle politiche che in Israele e in moltissimi altri paesi cercano di limitare l’accesso al porno da parte dei più giovani. Buon senso? Forse, visto anche che è sufficiente richiedere uno speciale codice che certifica l’essere maggiorenni per giocare liberamente con tutto quello che il 3G può infilare in un dispositivo mobile. In fondo, il fotofonino si può controllare assai meglio della rete tradizionale, che da sempre offre facile accesso al porno, adulti o minori poco cambia.

Spacciata da più parti come una novità, l’Arabia Saudita ha di recente confermato che chi utilizza i fotofonini e la telefonia mobile di terza generazione per “scopi immorali” verrà sanzionato o, come si usa dire da quelle parti, verrà punito. Secondo un esponente dell’autorità locale sulle tecnologie dell’informazione, “la sfida è che questa tecnologia sia bilanciata sui nostri valori. Prevederemo leggi e normative per governare l’uso delle tecnologie e chi abusa sarà punito”.

Non è una sorpresa. L’Arabia teocratica è da sempre difficile territorio di conquista per i nuovi telefonini, quelli capaci di spedire e ricevere foto o filmati, quelli che scaricano siti web e immagini di ogni genere. Se negli USA si pensa alla galera per chi abusa dei fotofonini, in Arabia vige un neo-oscurantismo che neppure un clamoroso appello dei ministri al Re è riuscito a scavalcare.

In un paese che filtra l’accesso a Internet dei propri sudditi, che impiega ingenti risorse nella repressione delle umane pulsioni e che vieta la diffusione dei cellulari più avanzati che però vanno a ruba sul mercato nero, la guerra al fotofonino rappresenta l’ultima frontiera del controllo. Va da sé che la censura è una grande comodità per un regime, l’unica regola capace di abolire tutte le altre, ma come tutte le regole assolute porta in nuce il seme del caos, quello che consente l’accesso al porno ai minori che possono e potranno rivolgersi al mercato nero nonché la vietatissima diffusione di foto di donne per una volta senza velo.

Forse è vero, come dicono i governanti, che le nuove tecnologie impongono l’adozione di nuove norme. Ma richiedono soprattutto molto buon senso, quello sì destinato, nella stanza dei bottoni saudita, a rimanere ben celato dietro ad un velo.

Saverio Manfredini

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Pubblicato il 5 gen 2005
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