Giacca ritrovata, fine della favola

Giacca ritrovata, fine della favola

La vicenda della Cenerentola degli antipodi si conclude come previsto. Con un video che rivela i retroscena della storia. E che cancella i sogni romantici dei netizen
La vicenda della Cenerentola degli antipodi si conclude come previsto. Con un video che rivela i retroscena della storia. E che cancella i sogni romantici dei netizen

Roma – Niente da fare, tutto come da copione: ma il copione di un giallo di serie B, dove l’assassino si intuisce subito chi sia e il finale appare tutto sommato scontato sin dalla prima scena. La giovane ragazza australiana che cercava il proprietario di una giacca per vivere con lui una intensa storia d’amore era in realtà un’attrice : come detto, tutto da copione.

Heidi in realtà si chiama Lily , è stata assoldata dalla azienda che produce la giacca in questione per lanciare una nuova linea di abbigliamento. La casa ritratta nel video era stata affittata al solo scopo di girarvi la clip messa su Youtube (e le altre che sarebbero dovute seguire): e questo è quanto. Non resta che aggiungere che la giovane e attraente sconosciuta si è fatta un bel po’ di pubblicità e che l’azienda di comunicazione che ha ideato la campagna sostiene di essere riuscita perfettamente nel suo intento.

Questa almeno è l’opinione di uno dei soci di Naked Communications, uno di quelli che ha ideato la trovata della cenerentola in blazer blu. Secondo Adam Ferrier , “un marchio si spinge troppo oltre se qualcuno si fa male, e in questo caso nessuno si è fatto male”. Poco conta che ci sia fatta pubblicità a sbafo su giornali e TV: quello che importa davvero è riposizionare il brand del committente su un nuovo target, e la risonanza avuta dal video bufala è valsa più di mille spot in prima serata.

Ferriere cita La Guerra dei Mondi di H.G. Wells per giustificare la sua trovata, spiegando che da sempre si tenta di suggestionare l’audience per portarlo proprio dove si vuole: “Cerchi di attirare il pubblico verso il tuo brand, di farlo discutere a proposito del marchio, e soprattutto cerchi di far passare un messaggio ed è proprio quello che abbiamo fatto con successo in questo caso”. L’azienda committente per il momento non ha voluto commentare la vicenda, segno che forse sta ancora valutando se il risultato di tutto questo sia stato del tutto positivo. ( L.A. )

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Pubblicato il
21 gen 2009
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