Giappone e Germania, il pilota è automatico

Giappone e Germania, il pilota è automatico

Mentre Daimler continua a lavorare ai camion per i trasporti senza pilota, nel Sol Levante si sperimentano taxi senza driver
Mentre Daimler continua a lavorare ai camion per i trasporti senza pilota, nel Sol Levante si sperimentano taxi senza driver

Non sono solo le strade della California a veder sfrecciare veicoli con nessuno al volante: dall’Asia all’Europa sono diversi i progetti portati avanti con l’idea di rendere superflua dalle automobili la guida umana.

Daimle

Nel Vecchio Continente è Daimler a sperimentare sulle autostrade tedesche camion senza autisti, allineandosi con BMW , alle prese con un progetto simile per l’automatizzazione dei grandi messi sulle strade teutoniche. Il camion automatizzato di Daimler ha un sistema intelligente dotato di radar, videocamere, un sistema di adattamento alle condizioni di traffico chiamato Adaptive Cruise Control , regolatori di velocità ed è già in viaggio: il permesso alla sperimentazione è tuttavia condizionato alla presenza di un uomo seduto al posto di comando ed eventualmente in grado di intervenire in caso di bisogno prendendo il volante.

Daimler compara il suo pilota automatico per l’autostrada a quello di un aeroplano: è in grado di guidare in piena autonomia mentre l’autista “mantiene la piena responsabilità, deve monitorare il traffico tutto il tempo ed essere in grado di intervenire”.

Nel frattempo gli abitanti di Fujisawa, in Giappone, potrebbero prossimamente veder passare un taxi senza nessuno al volante e farsi dare un passaggio per percorsi di circa 3 chilometri: il progetto si chiama Robot Taxi e, con l’idea di esordire sulle strade di tutto il Giappone per il 2020 (in tempo, cioè, per le Olimpiadi di Tokyo) inizierà a mettersi alla prova sul campo a partire da marzo 2016.

diagramma

Robot Taxi nasce dalla collaborazione tra ZMP, sviluppatore di tecnologia per veicoli automatizzati, ed il carrier mobile DeNa: l’idea è quella di legare il servizio ad un’app che serve a chiamare i veicoli ed a coordinarne le corse tra le diverse chiamate.
Un’idea di business molto simile, insomma, a quella a cui sta cercando di arrivare Uber che ormai da qualche mese ha dato il via al proprio Advanced Technology Center che, in collaborazione con i ricercatori della Carnegie Mellon University, lavora per gettare le basi per la propria automobile senza pilota.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
5 ott 2015
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