Gioca e vince a Space Invaders. Col cervello

Gioca e vince a Space Invaders. Col cervello

Accade ad un ragazzo vittima dell'epilessia che ha sfruttato la propria condizione e un impianto esistente per effettuare una particolarissima esperienza videoludica
Accade ad un ragazzo vittima dell'epilessia che ha sfruttato la propria condizione e un impianto esistente per effettuare una particolarissima esperienza videoludica

Via il joypad, si gioca con l’immaginazione: questo quanto emerge dallo studio di un team composto da neurochirughi, neurologi ed ingegneri dell’università di St. Louis. Un ragazzino di 14 anni, con problemi di epilessia, ha portato a termine una partita di Space Invaders con la sola forza del pensiero.

Non si tratta del figlio segreto di Charles Xavier e Jean Grey ma di un ragazzo affetto da epilessia, nel cui cranio era già stato impiantato un sofisticato congegno di rilevazione studiato per visualizzare le zone del cervello interessate durante gli attacchi di cui è purtroppo vittima.

Gli autori di questo esperimento, i ricercatori dell’Università di St. Louis Eric C. Leuthardt e Daniel Moran, hanno visto nella situazione l’occasione per portare avanti i propri studi: con il consenso del paziente, dei genitori e della Washington University School of Medicine , hanno collegato la brain-machine ad un sofisticato computer sul quale gira un programma denominato BCI2000 , che coinvolge un videogame che reagisce agli stimoli rilevati dalla griglia tramite l’elettrocorticografia ( ECoG ).

Al paziente è stato chiesto di effettuare alcuni movimenti ed emettere determinati suoni, in modo da poter capire da quale zona del cervello provenissero gli impulsi. Infine gli è stato chiesto di giocare ad una versione in 2D di Space Invaders imparando ad usare il cursore aiutandosi inizialmente con movimenti di mani e lingua e successivamente con il solo pensiero.

In precedenza, esperimenti sulla capacità di controllo della mente umana erano stati condotti da Leuthardt e Moran su persone adulte, ma mai su un adolescente. “È eccitante vedere come il cervello lavora alle età più diverse ed analizzarne le differenze, poiché nessuno sino ad ora è stato in grado di vedere se i segnali emessi dai ragazzi fossero diversi da quelli emessi dagli adulti” – dichiara Moran. E sulle prestazioni del ragazzo, Leuthardt aggiunge: “Ha portato completamente a termine il primo livello utilizzando la sua immaginazione. Impara all’istante ed ha un livello di controllo molto elevato: non si limita a muovere a destra e a sinistra il cursore, ma lo muove dosando bene tempo e spazio di azione. Quando poi è stato messo di fronte ad una versione più competitiva del gioco, ha portato a termine due livelli, sempre utilizzando nient’altro che la propria immaginazione”.

Quello di poter muovere oggetti (seppur virtuali) con il solo ausilio della mente è un obiettivo inseguito dall’ingegneria biomedica e i ricercatori ritengono che queste conoscenze possano un giorno essere impiegate nella costruzione di nuovi apparati artificiali e molte sono le ricerche attive proprio in questa direzione.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
12 ott 2006
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