Giovani dell'hi-tech all'attacco

Giovani dell'hi-tech all'attacco

Presentato il rapporto RITA 2005 che fa il punto su come e quanto anche in Italia incidono e crescono le giovani aziende dell'alta tecnologia. Luci ed ombre
Presentato il rapporto RITA 2005 che fa il punto su come e quanto anche in Italia incidono e crescono le giovani aziende dell'alta tecnologia. Luci ed ombre


Roma – L’occupazione di settore ne dipende grandemente, l’economia nazionale ne è condizionata e così dovrebbe esserlo anche il Legislatore: nel bene o nel male le più giovani imprese italiane dell’alta tecnologia (NTBF) iniziano a farsi largo. Ne parla il rapporto dell’ Osservatorio RITA 2005 del Politecnico di Milano , che ha studiato l’andamento e la storia di quasi 2mila realtà italiane.

“I risultati dell’osservatorio RITA – spiega Massimo Colombo del dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico – mostrano che la capacità innovativa delle giovani imprese italiane high-tech è in crescita dalla metà degli anni ’90. Le migliori prestazioni si registrano all’interno dei distretti tecnologici. Benché vi siano luci ed ombre, tali imprese, al contrario di quanto viene spesso affermato, costituiscono una componente essenziale del sistema innovativo nazionale e possono giocare un ruolo fondamentale per il recupero della competitività del Paese. Affinché ciò avvenga occorre migliorare l’eco-sistema in cui esse sono inserite”.

Le imprese per così dire “censite” dal rapporto sono tutte nate dopo il 1980 e nessuna di loro, al primo gennaio 2004, era controllata da altre aziende. Al nord si concentra più del 55 per cento delle imprese mentre al Sud e nelle isole sono soltanto il 15,4 per cento del totale.

Va detto che gran parte delle imprese hi-tech più giovani sono nate negli anni ’90 e un vero “boom” delle NTBF si è avuto nel 2000. Da quell’anno fino a tutto il 2003 è però andato anche aumentando il numero di aziende di questo tipo che hanno dovuto cessare l’attività (il 7,6 per cento del totale tra il 2002 e il 2003). A scontrarsi con le difficoltà del mercato soprattutto le imprese più giovani dell’e-commerce, dei servizi multimediali e delle biotecnologie.

Il calo che ha investito il settore dell’ICT in questi ultimi anni, più volte denunciato dalle associazioni di settore, ha colpito anche l’occupazione , che nelle giovani imprese ha avuto un andamento costante tra il 2000 e il 2003. Unico dato positivo, in questo senso, è la crescita del fatturato registrata proprio a partire dal 2003. Per quanto modesta e ridotta di quasi un quarto rispetto ai livelli del 2000, la ripresa suscita ottimismo.

Misurando l’innovazione sulla base dei brevetti registrati, il rapporto RITA spiega come soltanto il 7,3 per cento di queste imprese abbia ottenuto brevetti e solo il 3,4 per cento ha partecipato a progetti di ricerca finanziati a livello comunitario, sebbene il 39,6 per cento abbia goduto di finanziamenti pubblici italiani. Tra l’altro, solo il 17-20 per cento degli addetti di queste aziende lavora sul fronte della ricerca o della progettazione. “A questo riguardo – spiega il rapporto – pesa la relativa mancanza nel sistema innovativo nazionale di sponsors , cioè di grandi imprese high-tech che, grazie al proprio network di alleanze, aiutino le NTBF ad entrare in contatto con partner internazionali e limitino i costi burocratici e amministrativi che queste devono sopportare nell’interazione con le istituzioni comunitarie”.

Stando al rapporto, inoltre, le imprese che si muovono meglio, definite gazzelle sono quelle fondate da individui dotati di capacità tecnica associata ad un robusto background lavorativo. Ma avrebbero giocato un ruolo importante nel sostenere la crescita anche i venture capital, “capaci di apportare all’impresa risorse e competenze distintive complementari a quelle dei fondatori”.

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Pubblicato il 2 feb 2005
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