Gli ultimi dieci giorni di Kazaa

Gli ultimi dieci giorni di Kazaa

Ultimatum del giudice australiano all'azienda: entro dieci giorni il traffico di Kazaa dovrà essere filtrato di ogni contenuto pirata, pena la cessazione delle operazioni. Così fu per il moribondo Napster
Ultimatum del giudice australiano all'azienda: entro dieci giorni il traffico di Kazaa dovrà essere filtrato di ogni contenuto pirata, pena la cessazione delle operazioni. Così fu per il moribondo Napster


Canberra – E’ ormai questione di poco tempo, dieci giorni per la precisione, un breve periodo durante il quale i fan e i cultori di Kazaa , un tempo la più celebre e popolare piattaforma peer-to-peer, potranno ancora scaricare e condividere file. Passati questi dieci giorni, con ogni probabilità Kazaa dovrà chiudere i battenti .

Questo si deduce da una sorta di ultimatum che, sotto forma di ordinanza, è stato emesso dalla Corte Federale australiana che si sta occupando del caso Kazaa e in particolare delle denunce dei detentori dei diritti d’autore contro Sharman Networks, la softwarehouse che produce e distribuisce il celeberrimo software e che è già stata riconosciuta colpevole di pirateria lo scorso settembre.

L’ordinanza richiede che Kazaa inserisca filtri antipirateria sulla propria rete per fermare la condivisione di moltissimi file protetti da diritto d’autore che ancora oggi vengono scambiati dai suoi utenti.

Sebbene Kazaa da molto tempo abbia perso la corona di software P2P più popolare , le sue reti sono ancora tutt’altro che deserte. Ma il sistemone di Sharman non è mai stato pensato per filtrare certi file e impedirne la condivisione : ora gli si chiede di utilizzare un filtro che elenca migliaia di titoli indicati dalle major e che non potranno più essere facilmente scambiati online. Dal 5 dicembre tutte le nuove versioni di Kazaa saranno dotate del filtro, peraltro aggiornabile in qualsiasi momento da parte delle major. Ma è ovvio, secondo gli osservatori, che una soluzione del genere non funzionerà : il filtro non è infatti in grado di catturare una parte consistente del traffico “illegale”, né di scovare dietro file appositamente rinominati, proprio la musica che si intende bloccare. Una procedura del tutto analoga fu imposta a suo tempo al primo Napster, decretandone la chiusura di fatto.

Va detto che questa ordinanza, richiesta d’urgenza dalle major del disco che ora applaudono l’operato dei magistrati, non ha alcuna rilevanza rispetto al procedimento di appello promosso da Sharman contro la condanna di settembre.

“Kazaa – ha sottolineato il chairman della federazione internazionale del fonografici IFPI John Kennedy – ha ricevuto il suo avvertimento finale. E’ ora che servizi come Kazaa vadano oltre, filtrino, entrino nella legalità o facciano posto ad altri che stanno cerando di costruire un business della musica digitale nel rispetto della legge”. Secondo Kennedy quello di Kazaa è un destino che attende tutti i player del settore P2P: “Nel mondo, i tribunali stanno chiudendo le porte agli operatori P2P che favoriscono il furto sulle proprie reti. Queste sono notizie importanti per milioni di consumatori che possono ora rivolgersi a centinaia di siti dove possono trovare musica in un modo che rispetta il diritto degli autori, dei musicisti e dei produttori”.

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Pubblicato il
25 nov 2005
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