Google e la diffamazione dei Caraibi

Google e la diffamazione dei Caraibi

Un operatore turistico all'attacco contro un misterioso utente di Gmail. Avrebbe inviato ripetuti messaggi diffamatori di posta elettronica. Ma BigG non dovrà consegnare i dati: si tratta solo di opinioni personali
Un operatore turistico all'attacco contro un misterioso utente di Gmail. Avrebbe inviato ripetuti messaggi diffamatori di posta elettronica. Ma BigG non dovrà consegnare i dati: si tratta solo di opinioni personali

Si erano rivolti al supremo giudice di New York per costringere Google a consegnare i dati identificativi di un singolo indirizzo di posta elettronica . I legali di Sandals Resorts International Ltd , società che gestisce alcuni resort nei Caraibi, dovranno ora arrendersi all’ultima decisione della Appellate Division della stessa Supreme Court della Grande Mela.

L’azione legale contro il colosso di Mountain View era stata avviata alla fine dello scorso anno, scatenatasi in seguito all’invio ripetuto di alcune missive in formato elettronico. Dal misterioso account di posta jft3092@gmail.com erano così partiti messaggi di fuoco, inviati ai vertici di Sandals Resorts e contenenti accuse tra le più aspre.

Nelle email spedite alla società erano poi contenuti alcuni link ad articoli d’inchiesta, sulla presunta gestione razzista dei villaggi nei Caraibi . Sandals Resorts avrebbe abusato dei sussidi di stato, lasciando ai non-nativi i lavori (e i salari) migliori. I cittadini giamaicani verrebbero trattati quasi come schiavi, abbandonati ai lavori più umili e peggio remunerati.

I legali di Sandals Resorts erano subito partiti all’attacco , cercando di obbligare BigG a consegnare una massiva quantità di dati relativi al misterioso account di posta. Nome completo, indirizzo, addirittura cronologie di navigazione . Ma gli agguerriti intenti avevano trovato un muro nel supremo giudice di New York, a cui si è ora accodata la sezione d’appello.

Il misterioso account avrebbe semplicemente espresso una (pur colorita) opinione, sfruttando un canale di comunicazione diverso da quelli ufficiali perché più emotivo e personale . Lo stesso contesto d’espressione sarebbe fondamentale per risolvere la questione: un messaggio di posta godrebbe della libertà di espressione. Nessuna diffamazione dunque, soltanto una visione del tutto personale della gestione dei resort.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
6 giu 2011
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