Google, l'antitrust europea sta solo studiando

Google, l'antitrust europea sta solo studiando

In un comunicato ufficiale le autorità del Vecchio Continente chiariscono come siano ancora in una fase preliminare di analisi dei capi d'accusa contro BigG. All'orizzonte, nessuna inchiesta formale. Google risponde
In un comunicato ufficiale le autorità del Vecchio Continente chiariscono come siano ancora in una fase preliminare di analisi dei capi d'accusa contro BigG. All'orizzonte, nessuna inchiesta formale. Google risponde

Era stato riportato da un numero corposo di fonti internazionali: una nuova inchiesta antitrust avrebbe atteso al varco Google. Un’indagine annunciata dallo stesso blog ufficiale della Grande G, precedentemente informata dalla Commissione Europea sulla prossima apertura di un’analisi approfondita su determinate dinamiche di mercato messe in atto dal quartier generale di Mountain View.

Era stato riportato, ma non è andata esattamente così . In un comunicato ufficiale dell’Unione Europea, la Commissione del Vecchio Continente ha sì confermato di aver ricevuto degli esposti formali da tre distinte aziende che operano sul web, ma anche che le autorità antitrust sono ancora in una fase preliminare di studio dei capi d’accusa stessi.

Quindi, nelle parole del comunicato europeo, la Commissione non ha dato avvio ad un’inchiesta nei confronti di Google . Ha soltanto informato Mountain View delle lamentele ricevute da parte delle tre società che avevano puntato il dito e parlato di dinamiche di mercato scorrette, di abuso di posizione dominante.

Innanzitutto per aver penalizzato i loro risultati di ricerca, per aver declassato i loro spazi online in quanto pericolosi concorrenti. Foundem – sito di comparazione dei prezzi legato indirettamente a Microsoft – aveva infatti sottolineato come BigG utilizzasse dei filtri per penalizzare alcuni risultati di ricerca, mettendoli troppo in basso o rimuovendoli del tutto.

Proteste simili erano piovute su Google dalla Francia, precisamente da una società che gestisce un motore di ricerca specializzato in tematiche legali, ejustice . In una recente intervista , Dominique Barella – ex-presidente dell’unione transalpina dei magistrati – ha illustrato alcuni dettagli su quella che è stata la sua posizione in un documento di circa 40 pagine inviato ai commissari d’Europa.

Documento che proverebbe – stando a quanto ha dichiarato Barella – le scorrette azioni di Google per declassare i risultati di ricerca relativi al search engine ejustice . E non tanto a seguito di interrogazioni con la parola chiave ejustice , che potrebbero condurre l’utente sulla home page del sito, ma relativamente ai risultati che dovrebbero mostrarne le pagine interne . Barella ha inoltre sottolineato come BigG avesse spiegato che i risultati di ricerca dovessero essere compatibili con i suoi algoritmi. E questo doversi adattare a BigG sarebbe a suo dire scorretto.

Posizioni come quella di ejustice verranno dunque studiate in maniera approfondita dalle autorità europee, che hanno così invitato Google a commentare i capi d’accusa a suo carico. BigG si era già mostrata sicura di sé, sostenendo che che il suo operato di business fosse sempre rivolto alle esigenze reali degli utenti, in perfetta linea con le leggi del mercato del Vecchio Continente.

Ma una puntualizzazione è stata fatta relativamente ai suoi algoritmi di ricerca, visto che sono stati tirati in ballo. In un secondo post sul blog ufficiale di BigG, un responsabile ha chiarito che specifici interventi umani siano necessari esclusivamente per risultati come quelli collegati a pedopornografia e spamming. A pensare a tutto il resto sono meccanismi automatici, che non hanno alcuna intenzione di privilegiare o penalizzare determinati risultati.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
25 feb 2010
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