Roma – Solo i giapponesi possono correre così velocemente verso un futuro fatto di robot e macchine automatiche, intelligenti e capaci di sostituire sempre più gli uomini in tutta una serie di compiti ingrati, dalla produzione industriale alla difesa militare. E solo da loro, società che sulla tecnologia non solo ha costruito un impero ma che pone i robot al centro del proprio immaginario, ci si poteva attendere il varo di tre leggi della robotica .
Il riferimento a Isaac Asimov è obbligato. Il più prolifico dei grandi scrittori di fantascienza, inventore del termine Robotica e autore di un enorme numero di racconti in materia, a suo tempo diede forma alle tre Leggi della Robotica, a cui tutti i robot si sarebbero attenuti perché parti integranti della loro stessa programmazione.
Nella Conferenza mondiale sui Robot di Fukuoka, un evento non a caso voluto e finanziato direttamente dal Governo giapponese, scienziati, industriali e appassionati si sono chiariti su quali sono le aspettative per i robot di nuova generazione.
Si parla, in primis, di robot “domestici” capaci, come già in embrione alcune produzioni nipponiche come l’Aibo di Sony e i suoi figli , di essere “di compagnia” oltreché “utili”. Robot che, secondo la Dichiarazione mondiale dei Robot approvata a Fukuoka, avranno tre caratteristiche, tre “leggi” appunto:
– Saranno dei “compagni” che coesisteranno con gli esseri umani
– Assisteranno gli uomini sia sul piano fisico che sul piano psicologico
– Contribuiranno alla realizzazione di una società sicura e pacifica
Sono tre dichiarazioni che, in fin dei conti, non si allontanano poi troppo da quelle immaginate da Asimov:
1. Un robot non potrà mai danneggiare un umano o, nel non agire, consentire che un umano venga danneggiato
2. Un robot deve obbedire agli ordini dell’uomo, con l’unica eccezione di quando tali ordini entrassero in conflitto con la prima legge
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza con la sola eccezione che questo non confligga con la prima o con la seconda legge.
Questi due diversi approcci alla robotica, però, ed è forse la sfida di questo secolo , nascono dallo stesso problema che anima molti dei racconti di Asimov, vale a dire la necessità di far accettare all’uomo la presenza dei robot, capaci di sollevare perplessità e preoccupazioni nei profani come poche altre cose. Le accelerazioni della tecnologia raramente incontrano i ben più lunghi tempi dell’evoluzione umana.
Se nell’universo asimoviano i robot finivano spesso per essere allontanati dagli esseri umani, a Fukuoka si cerca di andare oltre, e nella Dichiarazione si legge che scienziati e industria si impegnano a “promuovere l’accettazione pubblica dei robot”. “Se la conoscenza può creare dei problemi – ha scritto Asimov – non è attraverso l’ignoranza che saremo in grado di risolverli”.
Siamo probabilmente ancora molto lontani dagli obiettivi dei più visionari ricercatori ma, a quanto pare, una via è già stata intrapresa. Ed è dannatamente eccitante.
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