Il destino dell’umanità dipende dalla sua capacità di essere in grado, nel prossimo futuro, di abbandonare la Terra e di partire alla volta di nuovi mondi che siano compatibili, almeno in parte, con le nostre esigenze. Lo ha dichiarato ieri Stephen Hawking, uno dei più celebri scienziati del mondo contemporaneo, in una sorta di appello al genere umano dal sapore quasi ultimativo.
Il nostro pianeta, nella visione di Hawking, non è più un luogo sicuro dove far proliferare la razza umana, e in generale la vita stessa. Il pericolo di un conflitto atomico, di un radicale cambiamento del clima, lascia supporre che in un periodo di tempo relativamente breve , persino non più di un secolo, il pianeta Terra non sarà più abitabile da noi umani, quantomeno non da tutti coloro che lo abitano oggi.
L’idea di Hawking (nella foto) ha una afflato ideale: fondare una colonia stabile su Marte nel giro di 40 anni e una base lunare nei prossimi 20, da usare come piattaforma di lancio verso l’esplorazione di altri sistemi solari, nel tentativo di identificare un corpo celeste che risponda ai requisiti minimi per ospitare la vita: atmosfera e acqua in primis.
Per dare il via a questo “esodo” occorre innanzitutto attuare un programma spaziale, magari sulla falsariga delle missioni Apollo, per colonizzare il pianeta rosso , del quale ormai si parla da anni. Al fine di rendere attuabile questo ambizioso progetto, bisognerà investire notevoli somme per la ricerca di nuove tecnologie.
Una visione che non rappresenta un’assoluta novità per enti come la NASA , scossa da venti politici contraddittori e da bilanci in continua evoluzione. Proprio la NASA, lavorando anche sul fronte delle missioni “lunghe” nello spazio, si è da tempo attivata lanciando un bando di concorso per la realizzazione di un prototipo di astronauta robot , che avrà il compito di sostituire l’uomo nelle situazioni più rischiose, come le attività extraveicolari nello spazio.
Perché tutto ciò prenda forma è decisivo l’interesse dell’opinione pubblica, che va maturando in modo palese. Si moltiplicano le imprese private dedicate al cosiddetto turismo spaziale e vi sono paesi – sta accadendo in Oklahoma come a Singapore – che hanno in cantiere degli spazioporti per il volo spaziale civile , segno tangibile anche di un business che cresce. Va ormai decadendo rapidamente quella contrapposizione che per decenni ha avvicinato e allontanato i nomi di Juri Gagarin e Charles Lindbergh. Il pioniere dello spazio, o del volo, sarà presto un ricordo lontano, in una nuova dimensione ? questa almeno la speranza di Hawking ? dove lo spazio rappresenti qualcosa di più di una frontiera scientifica.
Il grande scienziato è tornato su un tema a lui caro : suggerisce di trovare al più presto il modo per interfacciare intelligenza biologica e intelligenza sintetica , unica via, sostiene, per sottrarre ai computer del futuro la capacità di autodeterminazione e assicurare un impiego su tutti i fronti delle macchine più evolute.
Hawking lancia un messaggio molto chiaro: bisogna trovare un’alternativa alla Terra in un lasso di tempo molto breve, e per arrivare a tanto si rende necessario un massiccio incremento della tecnologia il cui sviluppo deve essere accuratamente monitorato. Non c’è – conclude – altra via.
Giorgio Pontico