Web – 2600.com ha perso il primo round nella battaglia legale che contrappone il sito ai produttori cinematografici di Hollywood. Questi ultimi, riuniti nella MPAA , hanno ottenuto una sentenza di primo grado che impone a 2600.com di rimuovere dalle proprie pagine il DeCSS e i link a siti che lo rendono disponibile online.
La sentenza pronunciata dal giudice distrettuale americano Lewis A. Kaplan è stata fortemente voluta dall’MPAA, preoccupata che il DeCSS possa trasformarsi in un “tool pirata” per la copiatura non autorizzata dei contenuti dei DVD su altri supporti digitali. Il DeCSS, come noto, è un sistemino concepito in origine per consentire la visione dei DVD su sistemi Linux.
La decisione del giudice, secondo cui il codice del software DeCSS non ricade sotto la protezione costituzionale del Primo Emendamento relativo alla libertà di espressione, è destinata però a rimanere un atto simbolico. Sono infatti diverse centinaia i siti che pubblicano il DeCSS oltre a 2600.com e molti di questi non ricadono sotto la giurisdizione statunitense.
Dopo la sentenza, che risale ai giorni scorsi, si è assistito ad un fuoco di fila di critiche contro l’operato del giudice. Questi ha infatti ritenuto che la pubblicazione del DeCSS costituisca una violazione al Digital Millennium Copyright Act del 1998, che prende di mira la distribuzione di mezzi atti a violare il copyright. Sono in molti, invece, a ritenere che proprio il DMCA consentirà a 2600.com di rifarsi in appello.
Tra gli elementi della sentenza che più hanno fatto discutere vi sono le conclusioni tratte da Kaplan: “L’accusa ha investito moltissimo negli anni per produrre film sulla base di una struttura normativa che le assicurava i diritti di copyright e di distribuzione a fini di lucro. La difesa, invece, appartiene ad un movimento di opinione secondo cui l’informazione dovrebbe essere resa disponibile senza prezzi a chiunque sia in grado di entrare nel sistema informativo dove questa risiede”. Una considerazione, quest’ultima, che secondo la maggioranza dei commentatori, al di là del merito, nulla ha a che vedere con l’oggetto del procedimento.
2600.com, con il quale solidarizzano numerosi utenti e organizzazioni online, ha comunque annunciato ricorso e ha accennato alla possibilità di portare il tutto dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti.