Hudson, nuova arma contro il file sharing

Hudson, nuova arma contro il file sharing

Intel e altri quattro grandi dell'ICT vogliono dar vita ad un gigante capace di schiacciare sotto il suo possente piedone l'uso illegale delle reti peer-to-peer. Condividere sì può ma lo può fare solo chi ne ha diritto
Intel e altri quattro grandi dell'ICT vogliono dar vita ad un gigante capace di schiacciare sotto il suo possente piedone l'uso illegale delle reti peer-to-peer. Condividere sì può ma lo può fare solo chi ne ha diritto


Roma – Non si saprà praticamente nulla almeno fino a fine febbraio, ma certo non manca di sollevare grande attenzione il progettone sul quale stanno lavorando cinque grandi player della tecnologia e del multimediale, un progettone che ha come obiettivo nientemeno che la fine del file sharing illegale .

Ad investire su quello che fin qui è noto come Progetto Hudson sono colossi del calibro di Intel, Nokia, Samsung, Toshiba e Mastushita, tutte imprese fortemente impegnate nei diversi business legati alla portabilità della musica e di altri contenuti. Al centro di tutto, dunque, c’è la costruzione di una piattaforma DRM (Digital Rights Management) con un occhio puntato sulla portabilità.

La mossa ricorda da vicino l’iniziativa messa in piedi dal Content Reference Forum che punta ad un file sharing possibile ma solo se e quando legale. La maggiore differenza sta nel fatto che, ma la conferma si avrà solo a febbraio, il Progetto Hudson punta anche sull’hardware per garantire i titolari dei diritti di proprietà intellettuale. L’idea, comunque, è di consentire la condivisione di file protetti solo tra utenti che hanno acquistato il diritto di farlo. Ma il sistemone potrà essere sfruttato anche a fini commerciali e pubblicitari: per esempio far ascoltare un brano prima di proporne l’acquisto.

Va anche detto che in queste settimane lo sviluppo delle tecnologie DRM sta subendo una rapida accelerazione. A metà dicembre Philips, per esempio, ha annunciato uno standard per la protezione dei contenuti digitali senza che questo ostacoli la portabilità dei contenuti stessi sui supporti e i player più diversi.

Stando al NYTimes , il primo a tirar fuori l’ affaire Hudson , l’idea dei cinque sostenitori dell’impresa sarebbe anche quella di dare ulteriore filo da torcere a Microsoft che, come noto, da tempo spinge le proprie tecnologie Windows Media come piattaforma preferenziale per la protezione dei contenuti multimediali. Difficile però dire oggi se tecnologie che fin qui non hanno potuto fermare il file sharing, saranno domani in condizione di farsi concorrenza su questo terreno. Più probabile, invero, che i maggiori player del settore troveranno una intesa possibile per sviluppare il complesso mondo del DRM.

L’annuncio ufficiale di Hudson con tutti i particolari, come detto, si avrà solo a fine febbraio ma c’è già chi sostiene che, in fondo, il tentativo dei big è quello di far risorgere, ad anni dalla sua morte, i progetti della SDMI , quella Secure Digital Music Initiative schiantatasi contro le capacità di accreditati hacker , costretti peraltro a difendere in tribunale le proprie ricerche.

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Pubblicato il
7 gen 2004
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