Il professor Zhong Lin Wang torna a parlare dei suoi nanocavi all’ossido di zinco, presentandone una versione aggiornata e prevedendo possibilità di impiego da autentica fantascienza. La tecnologia, svelata già nel 2006 e andata via via raffinandosi nel corso di questi anni, consiste in filamenti piezoelettrici di dimensioni nanoscopiche, capaci di generare energia elettrica quando sottoposti a stress meccanici .
E per “stress meccanici” il professor Wang e colleghi intendono quel genere di stress che è capace di impattare su nanocavi dalle dimensioni migliaia di volte inferiori al diametro di un capello umano, vale a dire praticamente tutto dal flusso sanguigno nei tessuti umani al movimento del corpo , dal battito del cuore a una leggera folata di vento e così via.
“Messo in termini diretti, questa tecnologia può essere usata per generare energia in qualsiasi circostanza”: così Wang presenta la sua ricerca in un meeting tenuto presso la American Chemical Society . Finanziato (tra gli altri) dal DARPA e dal Dipartimento per l’Energia, lo studio sui nanocavi piezoelettrici “avrà un impatto notevole sulle tecnologie della difesa, il monitoraggio ambientale, le scienze biomediche e persino l’elettronica personale” continua il professor Wang.
I nanocavi possono essere innestati su superfici metalliche, sulla ceramica, sui polimeri e i vestiti, ed essendoci di mezzo il DARPA i ricercatori mettono tra i primi campi di applicazione quello militare, con la possibilità di caricare i dispositivi elettronici in uso alle truppe mentre queste sono operative sul campo di battaglia .
E se la prospettiva di farsi installare biosensori sotto la pelle (ovviamente dotati dei nanocavi di cui sopra) o ricaricare l’iPod semplicemente camminando stuzzicherà più di qualcuno, l’applicazione pratica della tecnologia a prodotti commerciali si farà attendere un periodo di tempo non meglio specificato .
Alfonso Maruccia