IA e riconoscimento facciale: la linea di Google

IA e riconoscimento facciale: la linea di Google

Intelligenza artificiale, riconoscimento facciale e privacy: la posizione di Google e la necessità di stabilire una policy su un tema delicato.
IA e riconoscimento facciale: la linea di Google
Intelligenza artificiale, riconoscimento facciale e privacy: la posizione di Google e la necessità di stabilire una policy su un tema delicato.

È fuori discussione quanto far leva sui sistemi di riconoscimento facciale possa semplificare e rendere più sicure operazioni come l’accesso ai dispositivi o la fruizione dei servizi, ma al tempo stesso la medesima tecnologia, se impiegata con finalità differenti, può costituire una potenziale fonte di problemi e rischi per la privacy. Un timore condiviso da più parti, di cui anche Google è consapevole, come emerge dalla posizione condivisa oggi in un intervento pubblicato sulle pagine del blog ufficiale.

Google su IA e riconoscimento facciale

Sostanzialmente, il gruppo di Mountain View afferma che non integrerà i propri algoritmi di intelligenza artificiale dedicati a questo tipo di applicazioni in prodotti commerciali prima di aver definito una policy in grado di scongiurare possibili abusi. Una strategia differente rispetto a quella messa in campo da altre realtà impegnate nello sviluppo di soluzioni IA riconducibili alla stessa categoria. L’intenzione è quella di stabilire le linee guida in accordo e in collaborazione con alcune delle organizzazioni che già si sono attivate su questo fronte, al fine di far emergere le criticità e tenerle in considerazione.

Così come altre tecnologie che possono essere impiegate per molteplici utilizzi, il riconoscimento facciale merita una considerazione approfondita al fine di assicurare che il suo uso risulti in linea con i nostri principi e valori, evitando abusi e conseguenze negative.

Nel post, Google fornisce due esempi di applicazioni che potranno sfruttare il riconoscimento facciale portando benefici concreti alle comunità: quelle legate alle tecnologia di assistenza e per trovare le persone scomparse.

Se però si considera che gli stessi algoritmi possono essere impiegati anche nei sistemi più avanzati per la videosorveglianza o come descritto in una notizia di ieri per raccogliere le immagini del pubblico presente a un concerto senza che i diretti interessati ne siano messi al correnti, i timori sollevati risultano essere più che legittimi. L’organizzazione ACLU (American Civil Liberties Union), in un suo comunicato, applaude alla scelta di bigG.

Fonte: Google
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Pubblicato il
14 dic 2018
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