Che il grafene abbia qualità straordinarie è oramai indubbio, e altrettanto indiscussa è l’importanza che il nuovo materiale monomolecolare a base di carbonio avrà nel prossimo futuro come dimostra la recente assegnazione del Nobel ai suoi scopritori Andre Geim e Constantin Novoselov. A essere meno certo è però il posto che toccherà al grafene nella prossima rivoluzione informatica, se il composto sarà destinato a sostituire in tutto il silicio o se dovrà giocarsela da comprimario in un puzzle formato da elementi diversi tra loro.
A frenare gli entusiasmi di chi parla di “switch-off” dell’era del silicio entro il 2024 arriva il dottor Yu-Ming Lin , ricercatore IBM impegnato a individuare “nano-switch elettronici innovativi” che parla appunto del grafene come di un nuovo elemento tecnologico da integrare, necessariamente, nell’attuale quadro industriale completamente dipendente dai substrati al silicio .
Yu-Ming Lin spiega che “il grafene com’è adesso non sostituirà il ruolo del silicio nel regno dei computer digitali”, perché “c’è un’importante distinzione fra i transistor al grafene che noi sperimentiamo, e i transistor usati in una CPU”.
Al contrario del silicio, spiega ancora il ricercatore di IBM “il grafene non è dotato di un gap energetico” e non può quindi essere “spento” completamente. È quindi improbabile che i chip con clock da centinaia di GHz messi in mostra da Big Blue vedranno mai la luce del mercato commerciale.
Alle parole di Yu-Ming Lin fanno eco quelle Mike Mayberry, responsabile della ricerca componenti di Intel che pone l’accento sulla convenienza a continuare sulla strada del silicio finché è possibile – e magari anche oltre : “L’industria ha un’esperienza talmente vasta col silicio – dice Mayberry – che non esistono piani per sostituirlo in quanto substrato per la realizzazione di chip”.
Se il grafene non potrà sostituire il silicio, allora quale sarà il futuro di questo “materiale delle meraviglie” messo costantemente sotto osservazione nei laboratori di ricerca di tutto il mondo? Il ricercatore di IBM scommette sui microprocessori ibridi , uno scenario in cui il grafene potrà essere impiegato per “arricchire le funzionalità dei chip di computer” fungendo da complemento per l’onnipresente silicio.
Alfonso Maruccia