Armonk (USA) – I mainframe , bestioni informatici che affondano le loro radici nella preistoria del computing, vengono spesso dipinti come dinosauri informatici in via di estinzione. Ma IBM , che oggi controlla il 90% di questo mercato, proprio non sembra pensarla così.
Se è vero che negli ultimi anni il mercato dei big iron , come vengono scherzosamente chiamati i mainframe, si sia costantemente assottigliato, Big Blue è convinta di poter ancora invertire questa tendenza. Per riuscirci è pronta ad investire in questo settore, nei prossimi 5 anni, 100 milioni di dollari : una somma con cui intende sviluppare tecnologie in grado di rendere i suoi mainframe System zSeries più facili da programmare, gestire e amministrare .
In particolare, Big Blue vuole migliorare i sistemi di controllo automatici degli errori e dei guasti, modernizzare l’interfaccia utente, aggiornare gli ambienti di sviluppo, e semplificare la gestione e il controllo dei costi relativi ai software e ai servizi.
Il primo passo in questa direzione IBM lo ha compiuto rilasciando z/OS V1R8 , una nuova versione del proprio sistema operativo per mainframe che include nuovi tool e wizard per la configurazione, la manutenzione, l’amministrazione e lo sviluppo.
Il big di Armonk afferma che, in certi ambiti del mercato mission critical, i mainframe possano ancora fornire diversi vantaggi rispetto ai cluster di server, tra cui la centralizzazione del software e dell’hardware, l’affidabilità, e la facilità di controllo.
Lo scorso aprile, con l’introduzione di un sistema con prezzo base di 100mila dollari, IBM ha inoltre dimostrato che un mainframe può avere un costo paragonabile a quello di certi server di fascia alta.
Ovviamente il gigante di Armonk non può permettersi di trascurare il ben più corposo ed ampio mercato dei server, dove si è detta pronta ad accogliere l’ imminente piattaforma quad-core di Intel .