IFPI usa il mio nome per accusare la Baia

IFPI usa il mio nome per accusare la Baia

Un musicista tirato in ballo dalle major nella causa contro The Pirate Bay si dissocia: non ho mai inteso denunciare la Baia. Anzi - dice - sostengo il P2P
Un musicista tirato in ballo dalle major nella causa contro The Pirate Bay si dissocia: non ho mai inteso denunciare la Baia. Anzi - dice - sostengo il P2P

È la grancassa più battuta dalle major impegnate contro il file sharing senza autorizzazione: il P2P, BitTorrent, The Pirate Bay , uccidono il business e affamano gli artisti. La Baia, in particolare, è attualmente oggetto di un tentativo senza precedenti di contrattacco legale a opera dell’organizzazione internazionale delle etichette IFPI .

La lobby pretende milioni di dollari di risarcimento per i presunti danni provenienti dall’infrazione del copyright sulle IP, le proprietà intellettuali di cui detiene i diritti. Ma ora uno degli artisti coinvolti suo malgrado nella guerra al P2P dice di non avere niente a che fare con IFPI : non vuole che l’industria sfrutti il suo nome per combattere una guerra che non gli appartiene.

Max Peezay , musicista hip-hop svedese, viene menzionato nella causa contro la Baia come uno dei personaggi colpiti dal file sharing “illegale”: i suoi album vengono trasferiti sul veloce network di BitTorrent, privando di conseguenza l’artista del dovuto compenso. O almeno è quello che dice IFPI, perché in realtà la musica di Peezay non è di pertinenza di nessuna delle etichette discografiche facenti parte dell’organizzazione.

Lo conferma Brokep, uno dei fondatori della Baia che rivela anche come il musicista sia “favorevole al file sharing. Alcuni dei suoi testi già lo dimostrano. E lui non è intenzionato a sentirsi come una svendita per far piacere a IFPI – che non gli ha mai chiesto il permesso di denunciarci in suo nome”.

Come risultato di questo imprevisto “opt-out”, il compenso preteso dalle major per i presunti danni causati dalla Baia si riduce di 12mila euro. Cifra non particolarmente significativa in confronto ai circa 1,5 milioni di euro totali ma che potrebbe rappresentare un segnale ben definito, che altri artisti pro-P2P avrebbero l’opportunità di raccogliere per esprimere il proprio dissenso allo scontro frontale voluto da IFPI .

“Quello che stiamo aspettando adesso è che tutti questi altri artisti parlino – dice Brokep – Sappiamo che molti degli artisti mettono da soli i propri album su The Pirate Bay, e di questo siamo molto contenti! E sappiamo che non vi piace essere abusati dalle etichette discografiche in questa farsa. Allora noi vogliamo che voi dimostriate il vostro supporto. Non necessariamente per TPB ma per i vostri fan. È un messaggio importante da inviare alla community”.

Il “caso” TPB farà sicuramente ancora molto rumore nei prossimi mesi, quando finalmente approderà nei tribunali svedesi per il dibattimento. Per intanto, sull’altra sponda dell’Atlantico, si pensa a ravanare sulle reti di P2P alla ricerca di pedofili e trafficanti di materiale pedopornografico . Promotore della nuova crociata è il senatore Democratico Joe Biden, secondo la cui opinione gli ufficiali federali dovrebbero dotarsi di un software custom per la caccia di criminali e sexual offender adusi alla condivisione di immagini e video scottanti.

Il software, chiamato “Operation Fairplay”, è stato creato dall’Agente Speciale Flint Waters e ha già avuto il suo momento di gloria nell’ottobre scorso. Biden è altresì convinto del fatto che l’operazione vada estesa e che le venga garantito un finanziamento di (sic!) 1 miliardo di dollari. Non si tratta comunque di demonizzare in toto il P2P , avverte il senatore, perché “accollare alle innovazioni del file sharing questo problema è come incolpare il sistema delle autostrade interstatali quando qualcuno lo utilizza per trasportare carichi di droga”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 apr 2008
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