L’ipotesi è sul tavolo di Mario Draghi: la rivisitazione del mercato dell’energia potrebbe imporre nuove strategie al Governo in tema di Canone RAI, rimodulandone l’incasso e, probabilmente, anche rivisitando le cifre dell’introito presso la tv di Stato. Secondo le ipotesi emerse in queste ore, infatti, il Canone potrebbe essere estromesso dalla bolletta dell’energia elettrica a partire dal 2023, dando quindi il tempo alle istituzioni di trovare una alternativa.
Canone RAI fuori dalla bolletta?
L’introduzione del Canone in bolletta risale al Governo Renzi, quando con questa misura si tentò di abbattere la forte evasione che gravava su questo onere e che impediva sia di finanziare adeguatamente le attività RAI, sia di portare avanti un’equa raccolta del Canone tra i cittadini. Ora si arriva a nuove ipotesi che escluderebbero la soluzione attualmente utilizzata, per virare su ipotesi al momento ancora al vaglio dei ministeri interessati.
Il cambiamento sarebbe imposto dalla rivisitazione del mercato dell’energia, con l’onere del canone da estromettere dalla bolletta per impedirne la raccolta da parte dei singoli operatori. Lo Stato dovrà decidere pertanto cosa fare in alternativa, poiché occorrerà tornare ad una riscossione diretta e la cosa potrebbe essere né semplice, né conveniente. Se è vero che “le misure di accompagnamento per garantire la diffusione della concorrenza nei mercati al dettaglio dell’elettricità entreranno in vigore al più tardi il 31 dicembre 2022“, allora la deadline è segnata: entro il 2022 bisognerà decidere come riscuotere il canone a partire dal 2023.
Quando il Canone venne introdotto in bolletta, ci fu una immediata impennata nelle riscossioni pari al 40%: fare la mossa contraria metterebbe a rischio questo gettito, creando scompensi decisamente pericolosi per l’azienda di Stato. Occorre dunque sia trovare una soluzione alternativa, sia possibili opzioni compensative che possano sgravare l’azienda dai rischi di questo assestamento.
Cosa succederà?
Saranno le istituzioni a stabilire come attivare la riscossione del canone con pari efficacia rispetto alla situazione attuale, ma alla RAI resta la preoccupazione per possibili gettiti ridotti che potrebbero portare ad ulteriori sofferenze presso la tv di Stato. Tra le soluzioni alternative proposte per bilanciare eventuali ammanchi emergono quelle indicate da Carlo Fuortes, amministratore delegato della RAI: maggiori margini di riscossione pubblicitaria, minor tassazione, riduzione delle trattenute legate al Fondo per il Pluralismo, oppure un onere per l’accesso ai contenuti RAI da device multimediali.
Quest’ultima ipotesi appare difficilmente percorribile: Fuortes mette le mani avanti e dice chiaramente che non bisognerà gravare su aziende che usano il PC per ben altre utilità, ma al tempo stesso apre alla possibilità di una tassa che copra la possibilità di fruire dei contenuti RAI anche tramite questi dispositivi. Una tassa sullo smartphone che va ad aggiungersi a quella dell’equo compenso che già pesa sulla memoria del terminale a compensazione dei danni che la pirateria arreca agli autori?
Certamente si tratterebbe di un trattamento indebito nei confronti degli smartphone e l’ipotesi giunge quindi gravata da un peccato originale difficile da ignorare. Se ne parlerà sicuramente per tutto il 2022, in cerca di nuovi equilibri che possano portare già nel 2023 un nuovo baricentro al Canone RAI fuori e dentro il mero concetto di tv.