Si chiama Black Hornet ed è l’ ultima aggiunta alle “armi” a disposizione dei soldati britannici in Afghanistan. Più che un’arma, in realtà, il “calabrone” in oggetto è un drone volante comandato da remoto, una spia discreta e di piccole dimensioni pensato per l'”accoppiamento” con un singolo soldato.
Realizzato dalla società norvegese Prox Dynamics per un contratto da 4 milioni di dollari, Black Hornet pesa appena 16 grammi e misura poco più di 10 centimetri di lunghezza: poco spazio per le armi (non presenti), ma sufficiente a ospitare una videocamera direzionabile che cattura un flusso video in tempo reale e lo spedisce al soldato che controlla l’UAV.
Tale controllo prevede l’utilizzo di un dispositivo non più grande di una console videoludica portatile con schermo: sta al soldato la responsabilità di dirigere i due rotori di Black Hornet per infilare la piccola spia negli angoli più angusti e pericolosi prima del passaggio delle truppe.
Nelle parole di chi lo ha già messo all’opera in Afghanistan, infatti, il micro-drone è utilissimo per “cercare le postazioni di fuoco degli insorgenti e controllare le zone esposte sul terreno prima di passarci”.
Ma non è solo l’esercito britannico a puntare sulla robotica sul campo di battaglia. La strategia di un uso massiccio di droni in funzione di meno truppe schierate sul campo è stata confermata anche dalla nuova amministrazione Obama.
Alfonso Maruccia