Il ritorno del satellite rottame

Il ritorno del satellite rottame

E dopo UARS, ecco ROSAT. Il satellite tedesco è al centro di un nuovo caso di spazzatura spaziale in caduta. E sulla sua fine aleggia persino il sospetto della Guerra Fredda
E dopo UARS, ecco ROSAT. Il satellite tedesco è al centro di un nuovo caso di spazzatura spaziale in caduta. E sulla sua fine aleggia persino il sospetto della Guerra Fredda

La nuova “morte che arriva dal cielo” si chiama Röntgensatellit (ROSAT), un telescopio spaziale di produzione tedesco-anglo-statunitense attualmente in orbita attorno alla Terra ma in fase di discesa verso l’atmosfera. E i rischi che il nuovo detrito spaziale causi danni sono maggiori di quelli vissuti dal pianeta con UARS, stimano gli osservatori.

Parimenti all’oramai famigerato satellite NASA rientrato qualche giorno addietro (senza causare alcun danno), ROSAT – un colosso da 2,4 tonnellate – non è detto brucerà completamente nell’atmosfera, provocando verosimilmente una “pioggia” di rottami dal peso iniziale massimo di 400 chilogrammi.

In particolare la grossa struttura a specchi del satellite dovrebbe sopravvivere al rientro in atmosfera, ma analogamente al caso precedente è impossibile stabilire in anticipo dove. Il rischio che la sua caduta sulla terra provochi danni a cose e persone è statisticamente superiore a quello stimato per UARS – una possibilità su 2000 contro una su 3200. In ogni caso, la reale probabilità che questa “caduta” possa tradursi in incidenti reali resta minima.

Lanciato in orbita nel 1990, ROSAT è stato un telescopio con sensori raggi-X dalla lunga vita operativa (4 anni di piena attività invece dei 18 mesi previsti inizialmente) e dalla fine vite misteriosa: il satellite venne prima messo definitivamente fuori gioco da un’avaria al sistema di mantenimento in orbita nel 1998, e la ricostruzione recente dell’accaduto attribuisce la responsabilità del guasto a un cyber-attacco russo condotto contro i computer di controllo del Goddard Space Center negli USA.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
30 set 2011
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