In Thailandia il web è sotto assedio

In Thailandia il web è sotto assedio

Ma la giunta militare vuol far credere di essere vittima di aggressioni verbali. E così spiega l'oscuramento o il sequestro di decine di migliaia di siti web. La rete in Thailandia è a rischio
Ma la giunta militare vuol far credere di essere vittima di aggressioni verbali. E così spiega l'oscuramento o il sequestro di decine di migliaia di siti web. La rete in Thailandia è a rischio

Il governo militare instauratosi in Thailandia dopo il golpe dello scorso settembre sta alzando il tiro per “correggere” il modo in cui gli utenti Internet thailandesi sfruttano la rete per dire la propria: dallo scorso ottobre ad oggi il numero dei siti ai quali gli utenti non possono accedere, perché sgraditi al regime, ha raggiunto proporzioni notevolissime. Si parla di un totale di quasi 50mila siti bloccati .

Come sottolineava qualche giorno fa FACT – Freedom Against Censorship Thailand , questi numeri si raggiungono perché il ministero dell’Informazione e della Comunicazione ne blocca oggi circa 13.450 mentre la polizia militare ha ammesso di oscurarne più di 32mila.

I dati della FACT stanno facendo il giro del mondo in questi giorni, ripresi da blogger locali e considerati emblema del giro di vite sulle libertà civili disposto dal nuovo governo e implementato di giorno in giorno in televisione , sulla stampa e su Internet.

FACT, che già lo scorso novembre aveva denunciato la situazione paradossale del blocco di siti pornografici o schierati politicamente, ora sottolinea che né il Ministero né la polizia si degnano di far sapere quali sono i siti bloccati e perché vengono bloccati , un mutismo che genera naturalmente ogni sorta di speculazione sulle ragioni dietro questa censura di massa.

Alcuni blogger evidenziano come l’accelerazione sul fronte della censura web decisa dal Ministero thailandese sia stata in qualche modo giustificata dal- l’ attacco che le nuove istituzioni del paese si troverebbero a fronteggiare in rete. C’è anche chi pensa che il prossimo passo sarà perseguire il legalmente gli autori thailandesi di siti sgraditi, come già avviene in molti altri paesi che hanno adottato forme di censura di massa per “ragion di stato”.

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Pubblicato il
5 feb 2007
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