A distanza di quasi 13 anni, Intel ottiene una vittoria storica contro la Commissione europea. Il tribunale dell’Unione europea ha annullato la multa di 1,06 miliardi di euro che l’azienda di Santa Clara doveva pagare per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dei processori x86 tra ottobre 2002 e dicembre 2007, attuando specifiche strategie per escludere i concorrenti dal mercato (AMD in particolare).
Intel non deve pagare la multa
In base al risultato delle indagini avviate dalla Commissione europea dopo aver ricevuto una denuncia da parte di AMD, Intel aveva adottato due pratiche commerciali nei confronti dei partner: sconti condizionati e restrizioni allo scoperto. Nel primo caso, Intel avrebbe promesso sconti a quattro OEM (HP, Dell, NEC e Lenovo) se avessero acquistato esclusivamente i suoi processori per PC e notebook. Nel secondo caso, Intel avrebbe concesso pagamenti ai principali produttori OEM subordinati alla condizione che ritardassero o annullassero il lancio di PC e notebook con processori AMD.
In seguito al ricorso presentato da Intel, il tribunale dell’Unione europea aveva confermato la decisione della Commissione a giugno 2014. Intel ha quindi presentato appello alla Corte di giustizia dell’Unione europea che, a settembre 2017, ha chiesto al tribunale di riesaminare il ricorso. Oggi il tribunale ha deciso di annullare la parte della decisione relativa agli sconti condizionati, in quanto la Commissione europea non ha fornito prove sufficienti per dimostrare che gli sconti applicati da Intel hanno comportato restrizioni della concorrenza.
Secondo il tribunale, l’analisi della Commissione è incompleta, pertanto non ci sono i requisiti legali per stabilire che gli sconti hanno avuto o potrebbero avere effetti negativi sulla concorrenza. Non potendo identificare l’ammontare relativo alle restrizioni allo scoperto, il tribunale ha annullato l’intera multa di 1,06 miliardi di euro. La Commissione può eventualmente presentare appello alla Corte di giustizia dell’Unione europea.