Internet è un sistema di controllo

Internet è un sistema di controllo

Ma oggi chi volete che perda tempo a leggere sfoghi sugli arcipelaghi gulag della rete? Ormai ci sono tanti bei cataloghi on line da consultare. E vogliono convincerci che tutto questo è pura felicità: happy web
Ma oggi chi volete che perda tempo a leggere sfoghi sugli arcipelaghi gulag della rete? Ormai ci sono tanti bei cataloghi on line da consultare. E vogliono convincerci che tutto questo è pura felicità: happy web


Web – In risposta alla “cronaca” 21esimo secolo, la fine del controllo . Troppo ottimismo. Intanto chiariamo che Wells c’entra niente e che il testo non può considerarsi neanche scritto “alla maniera di”. Wells era pessimista sugli sviluppi delle scienze e della tecnologia. Nella sua opera più importante e più nota sul nostro futuro, “La macchina del tempo”, previde addirittura che una parte dell’umanità, quella più mite e sensibile, sarebbe servita da cibo a un’altra parte, quella più forte e imbarbarita. E andiamo all’oggi.

Di Echelon nessuno ha sentito mai parlare? E ‘ un’allucinazione mia personale che mi ha colpito attraverso giornali, tv e internet? Io ci ho creduto. Per il semplice motivo che la tendenza al controllo viene già esercitata attraverso svariati apparati su ogni media, dai giornali ai telefoni e alle chiacchierate private. Guardatevi “La conversazione” di Francis Ford Coppola, film tutto conforme a storie vere. L’unica cosa che ci salva, per ora, è che ci vorrebbe almeno uno specialista per controllare totalmente ogni persona. E non varrebbe la pena, visto che nelle medie i nostri comportamenti sono ormai prevedibilissimi: lavoro, consumo, sonno, consumo.

Non vale la pena di spiare tutti perché la maggioranza della gente, nei paesi cosiddetti evoluti, ha accettato lo stato di schiavitù organizzato per mezzo del consumismo. Una volta gli schiavi sognavano la fuga, la libertà, ora sognano di faticare sempre di più per potersi permettere sempre più consumi.

Il sistema funziona come una catena invisibile che rende inutili le vecchie catene applicate ai neri nelle piantagioni di cotone. Le punizioni per chi si ribella restano pesanti. Chi sei se non hai l’automobile? Il telefonino ultimo grido? O se non vai almeno per qualche giorno all’anno a dannarti in vacanze più consumistiche della tua vita quotidiana? Ti attendono gravi sanzioni sociali e probabilmente il licenziamento. In fila ad aspettare ci sono i lavoratori del terzo mondo che – te lo ricordano tutti in ogni momento – si accontenterebbero anche di consumare di meno in cambio della fatica.

Se la minaccia non viene ancora tutta attuata è perché, in fondo, che giri così va bene a chi trae profitti dalla produzione. Se si consumasse di meno, chi farebbe funzionare i mercati che rendono ricca e potente una minoranza? Ma abbiate pazienza, con la tecnologia tutto è possibile. Quando qualcuno avrà inventato una macchina capace di consumare automaticamente, senza interventi umani, ogni prodotto, dalle patatine X ai televisori Y alle automobili Z, allora l’economia si potrà reggere da sola e ci sarà bisogno solo di tanti servi parsimoniosi e inermi.

Le “macchine consumatrici” le comprerà chi ha più soldi: tra chi se le potrà permettere
si farà a gara per avere le macchine che consumano di più e per averne il maggior numero possibile. Le macchine che consumano soltanto benzina non sono che una parziale – ma già significativa – prefigurazione del modello a venire. E internet? La amo, la odio. Mi sembrava un’occasione per aggirare il sistema. Gente che si mette in contatto per dire ed eventualmente fare quello che vuole, senza dar conto a nessuno. Però intanto all’ingresso bisogna pagare una tassa a Gates.

Mai visto nell’intera storia dell’umanità un sistema privato di riscossione d’imposte così perfetto. L’America ha tollerato l’appalto esclusivo a favore della Microsoft perché pompava denari verso il sistema nazionale. Ora l’unica cosa che l’ ha messo in discussione è il sospetto che il pompaggio potrebbe far danno al sistema stesso. Pagata la tassa, e sorvolando sui sistemi di controllo progettati per essere incorporati in Windows e nei chip Intel, ormai per attraversare internet bisogna rimbecillirsi con tonnellate di banners, farsi infilare cookies in ogni buco dell’ hard disk, essere tenuti costantemente sotto osservazione da bottegai elettronici che si attrezzano per misurarci e giudicarci tutti in termini di capacità di consumo, dalla sala parto alla tomba. Come spiega bene Rifkin.

Da questo punto di vista internet è il vero e variopinto sistema di controllo totale che i grigi apparati informativi dei regimi totalitari non sono mai riusciti a garantire. C’era sempre qualcuno che leggeva di nascosto una copia clandestina di Solzenicyn. Ma oggi chi volete che perda tempo a leggere sfoghi sugli arcipelaghi gulag della rete? Ormai ci sono tanti bei cataloghi on line da consultare. E vogliono convincerci che tutto questo è pura felicità: happy web.

Salvo Vitrano

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Pubblicato il
30 mag 2000
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