Islanda, paradiso dei giornalisti?

Islanda, paradiso dei giornalisti?

Approvata all'unanimità una proposta di legge caldeggiata da Wikileaks. Che dovrebbe trasformare l'isola nordeuropea in un porto franco per il giornalismo d'inchiesta e la pubblicazione anonima delle notizie
Approvata all'unanimità una proposta di legge caldeggiata da Wikileaks. Che dovrebbe trasformare l'isola nordeuropea in un porto franco per il giornalismo d'inchiesta e la pubblicazione anonima delle notizie

Cinquanta voti a favore, zero contrari, un solo astenuto . Questo il risultato di una recente seduta del Parlamento islandese , che ha quindi approvato all’unanimità quella particolare proposta di legge sui nuovi media che dovrebbe trasformare l’isola nordeuropea in un vero e proprio paradiso per giornalisti.

Approvata dunque quella che è stata più volte definita la più forte legge al mondo sulla libertà d’informazione, in particolare dalla parlamentare Birgitta Jónsdóttir, tra i suoi principali sostenitori. Un’iniziativa che mira a raccogliere le migliori predisposizioni di legge al mondo, in vista di una sorta di super-legge che riconosca una volta per tutte il valore di un’informazione senza confini nazionali .

Ma di confini, in effetti, si è parlato, dal momento in cui la sola terra islandese dovrebbe trasformarsi in una sorta di porto franco per il giornalismo d’inchiesta nonché per la pubblicazione anonima da parte di fonti spifferone. Proprio come il celebre sito delle soffiate Wikileaks, il cui founder Julian Assange è tra i principali promotori della proposta di legge.

È stato infatti Assange ad annunciare gli esiti dell’approvazione del Parlamento, parlando di un rifugio per i nuovi media in terra islandese, dove ci sarebbe attualmente la più forte stampa del mondo e una legge di prossima implementazione che proteggerà ancora meglio la pubblicazione anonima delle notizie .

Secondo Jónsdóttir, i contenuti della prossima legge avrebbero attirato una parte della stampa internazionale – tra cui Der Spiegel e ABC News – che starebbe vagliando l’ipotesi di trasferire le pubblicazioni di natura investigativa in Islanda . Che dovrebbe quindi proteggere le fonti da qualsivoglia imposizione, compresa censura preventiva, proveniente da leggi di paesi esterni.

Un paradiso, dunque, che tutelerà le pubblicazioni anche da reati come quello legato alla diffamazione a mezzo stampa o web. Ma non tutti sembrano aver esultato. Secondo il Citizen Media Law Project , ci sarà sicuramente una maggiore tutela per i server operanti in Islanda, ma la pubblicazione incriminata potrebbe rimanere punibile o censurabile secondo le varie leggi internazionali.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 giu 2010
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