Julie Amero può cavarsela in un nuovo processo

Julie Amero può cavarsela in un nuovo processo

Un magistrato annulla la precedente condanna piovuta sull'insegnante, vittima dello spyware. Si va verso un nuovo processo. Questa volta Julie avrà più chance: saranno chiamati periti informatici a testimoniare
Un magistrato annulla la precedente condanna piovuta sull'insegnante, vittima dello spyware. Si va verso un nuovo processo. Questa volta Julie avrà più chance: saranno chiamati periti informatici a testimoniare

Julie Amero, la supplente che rischia 40 anni di galera per aver “fatto subire” ad una classe di bambini le bizze pornografiche di un portatile infettato da malware, avrà un nuovo processo. Dopo la prima sommaria condanna dello scorso febbraio, Il Giudice Hillary B. Strackbein della Superior Court ha deciso di accogliere le richieste della difesa e rimettere tutto in discussione .

“Ho avuto un’incredibile squadra dietro di me”, ha dichiarato Amero in un momento di commozione. “Mi sento fiduciosa”. Ed effettivamente non può che essere così, soprattutto quando decine di esperti informatici di tutto il paese riescono a produrre evidenti prove della sua innocenza .

Strackbein, però, si è limitata a sconfessare le dichiarazioni di un testimone – un poliziotto di Norwich – che la Procura aveva presentato in qualità di esperto informatico. “La Giuria potrebbe aver basato il suo giudizio, almeno in parte, su informazioni false”, ha sottolineato il Giudice.

L’avvocato difensore William F. Dow, martedì scorso, aveva depositato in tribunale una mozione per un nuovo processo. Secondo Dow le prove raccolte dopo la condanna dello scorso gennaio erano sufficienti per riaprire il caso. Strackbein l’ha confermato, sottolineando anche che le stesse analisi – tardive – della Scientifica “contraddicono la testimonianza dell’esperto della Procura”.

Nel precedente processo, infatti, l’Accusa aveva continuato a sostenere le responsabilità dell’insegnante per l’accaduto, basandosi su un castello accusatorio dimostratosi però privo di fondamento . Tanto che lo stesso assistente del procuratore generale alla notizia della mozione della difesa ha confermato che la procura non si sarebbe opposta.

Come riporta Boing Boing “i blogger non hanno influenzato impropriamente il caso, ma sono stati di aiuto per la giustizia. Senza l’attenzione generata dai blogger, è assai probabile che la signora oggi sarebbe in prigione”. Per colpa di uno spyware.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
8 giu 2007
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