Kenya, Burundi e Madagascar verso la rete

Kenya, Burundi e Madagascar verso la rete

Nuova iniziativa della Banca Mondiale che investirà nelle infrastrutture telematiche e telefoniche dei tre paesi, per permettere loro di prendere parte all'era dell'informazione
Nuova iniziativa della Banca Mondiale che investirà nelle infrastrutture telematiche e telefoniche dei tre paesi, per permettere loro di prendere parte all'era dell'informazione

I paesi del Sudest africano verranno raggiunti dal cablaggio globale in fibra: la Banca Mondiale , riporta Reuters , ha approvato un finanziamento volto a rafforzare la rete infrastrutturale per telefonia e Internet in Kenya, Burundi e Madagascar.

Quel che la Banca Mondiale chiama missing link , il collegamento mancante all’infrastruttura globale, sta gravando questi tre stati, e tutto il Sudest africano, di costi spropositati per telefonate e accesso a Internet, costi dovuti alla necessità di appoggiarsi a collegamenti satellitari. Una situazione che lascia scivolare questi paesi in un isolamento economico e culturale, che affligge pubblica amministrazione e cittadini in ugual misura.

Per sbloccare questa situazione di stallo, la Banca Mondiale interverrà con una partnership pubblico-privata che garantirà lo stanziamento di 424 milioni di dollari, 164 per questa prima fase, nell’ambito del Regional Communications Infrastructure Program ( RCIP ). Un programma che coinvolgerà presto anche gli altri paesi dell’Africa meridionale e orientale, cercando di colmare il “missing link” sia a livello infrastrutturale, sia incentivando pratiche di e-government che facilitino la pubblica amministrazione nel suo operato.

La mappa del divide africano Sono numerosi gli esperimenti virtuosi che hanno mostrato come un miglioramento della connettività Internet e telefonica nei paesi emergenti e in via di sviluppo sappia innescare meccanismi di crescita, riesca a far fiorire una piccola imprenditoria, una molla per lo sviluppo di circuiti economici nelle comunità locali ed estese, per la creazione di posti di lavoro, per il miglioramento del sistema sanitario ed educativo. Uno sviluppo che può catalizzare l’attenzione di investitori privati locali ed esteri, le cui opportunità di business nei paesi sviluppati, soprattutto sul versante della telefonia mobile , tendono a languire.

Uno scenario, però, improbabile a realizzarsi, finché la banda continuerà a costare alla popolazione locale quanto guadagna in mesi di lavoro, finché le chiamate internazionali continueranno ad essere venti volte più dispendiose rispetto agli altri paesi in via di sviluppo. Basti pensare alla testimonianza di Nicholas Nesbitt, CEO di KenCall, un operatore call center keniota, che rivela alla Banca Mondiale che nelle condizioni di arretratezza in cui versa il suo paese, semplicemente, non si può competere. “Gestire le postazioni di 25 operatori ci costerebbe 17mila dollari al mese, mentre altrove le spese non superano i mille dollari. Stiamo perdendo una grande opportunità, le persone ritengono che l’Africa non sia pronta per questo tipo di attività, che non sia pronta per il business”.

Quella indirizzata ai paesi del Sudest africano non è la prima iniziativa approntata dalla World Bank per dare impulso alla connettività africana: negli scorsi anni, ad esempio, Uganda e Afghanistan hanno fruito di finanziamenti volti a temperare il digital divide che affligge i paesi meno sviluppati.

Migliorare la connettività sarà determinante per l’Africa: una connettività a basso costo e di qualità, sostiene il presidente della World Bank, Paul Wolfowitz, è essenziale per la competitività. A differenza dello scenario poco confortante emerso da un recente studio di BMI-TechKnowledge , Wolfowitz è ottimista: “l’Africa sta diventando progressivamente più connessa, una situazione incoraggiante per questo continente. I paesi che partecipano al programma stanno mandando un segnale al mondo, stanno dimostrando che sono pronti al business, che sono preparati a prendere parte all’era dell’informazione”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
6 apr 2007
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