I ricercatori della Stanford University hanno creato una batteria trasparente, una configurazione di elettrodi che non ottunde la vista e che in futuro potrebbe costituire la base di dispositivi elettronici (portatili) dotati della non triviale capacità di funzionare da “vetro” (altrettanto trasparente) fra l’utente e l’ambiente circostante.
Il (probabile) componente fondamentale della realtà aumentata senza fotocamera è stato ideato da un gruppo di ricercatori guidati da Yi Cui. Il processo costruttivo della batteria trasparente consta di tre diverse fasi: il polimero liquido di silicio noto come polidimetilsilossano (una sostanza trasparente usata nelle lenti a contatto) viene prima organizzato in “griglie” e poi stampato su un substrato di silicio.
Il materiale ottenuto viene in ultimo reso conduttivo attraverso una fase di evaporazione di un sottile strato di metallo, con il risultato finale che si presenta come una soluzione liquida contenente elettrodi nanoscopici intrappolati nella griglia originale.
Organizzando tre diversi strati di batteria uno sopra l’altro, l’unità offre un livello di trasparenza del 60% e mantiene un alto livello di flessibilità. Problema ancora da risolvere è la capacità energetica complessiva : una batteria con un livello di trasparenza fra il 50 e l’80% è in grado di fornire appena un terzo (o anche la metà) dell’energia offerta dalle batterie tradizionali di identica dimensione.
Alfonso Maruccia