Microsoft si fa tanti complimenti per la decisione presa dal Dipartimento della Difesa (DoD) USA di aggiornare i suoi PC a Windows 10, un upgrade da concludere entro un anno che al momento rappresenta una delle adozioni più massicce del nuovo sistema in ambito enterprise.
Il passaggio all’OS universale che Microsoft propone agli utenti con dibattute strategie è iniziato a novembre presso l’istituzione statunitense, e un memo fatto circolare internamente ha passato le direttive sull’upgrade a tutti gli uffici, alle agenzie di servizi e alle attività sul campo direttamente dipendenti dalla Difesa statunitense.
L’adozione di Windows 10 rappresenta l’ennesimo investimento di un’organizzazione, quella appunto della Difesa USA, che già spende 44 miliardi di dollari all’anno per cyber-sicurezza e IT. Con il nuovo OS si migliora la sicurezza dei PC, si riducono i costi di supporto e si semplifica l’intero ambiente operativo, almeno stando al memo trasmesso dal CIO del DoD Terry Halvorsen.
Evidentemente, le polemiche di questi mesi sulla scarsa propensione alla privacy, le instabilità grandi e piccole e le forzature all’upgrade non hanno fatto cambiare idea ad Halvorsen, e c’è da aggiungere che già nel 2008 il DoD aveva stretto un accordo triennale con Microsoft per l’installazione di Windows 8, Office 2013 e SharePoint 2013.
Anche a Redmond possono dirsi soddisfatti dei 4 milioni di PC della Difesa che passeranno a Windows 10, ovviamente, visto che dei 200 milioni di dispositivi attualmente basati su Windows 10 (inclusi Xbox One, terminali Lumia e upgrade gratuiti su PC) 22 milioni fanno riferimento ad ambienti educativi ed enterprise. Se il DoD fosse un’azienda privata, come detto l’annunciato passaggio a Windows 10 rappresenterebbe l’adozione più massiccia e complessa del nuovo sistema operativo.
L’adozione di Windows 10 arriva dopo la certificazione del rispetto dei criteri governativi da parte dell’OS, una caratteristica che si estende anche ai gadget della famiglia Surface e che sancisce le caratteristiche di sicurezza e interoperabilità indispensabili all’adozione.
Alfonso Maruccia