Da tempo in molti si sono lanciati in una delle imprese più ardue dell’era digitale, ovvero fornire una mappa di Internet, sviscerandone l’essenza e i rapporti che lo governano nonché la sua crescita. Tra i vari tentativi, suscita interesse lo studio fatto da un’equipe di ricercatori cinesi, partiti da un punto di vista differente che identifica come componente minima un’entità hardware connessa in rete sia a livello fisico che commerciale.
Nel tentativo di ricostruzione, il team guidato dal ricercatore Guo-Qing Zhang dell’ Institute of Computing Technology ( ICT ) presso la Chinese Academy of Sciences ha innanzitutto determinato l’unità minima che, a differenza di quanto si può ipotizzare, non è costituita dal singolo sito web, ma da un AS ( autonomous system ). Per AS si intende un sistema in grado di applicare una propria policy, collegato ad altri AS nel mondo reale sia tramite i cavi che portano la connettività, che tramite accordi commerciali. Esempi di AS possono essere università o provider.
Ogni AS costituisce un nodo nella fitta rete di Internet. Per individuarne il nucleo, gli studiosi hanno utilizzato un metodo denominato k-core decomposition : ad ogni nodo viene assegnato un valore “k” e, successivamente, vengono oscurati dalla mappa tutti quei nodi il cui valore k risulti inferiore ad una non meglio specificata soglia. Dai risultati emersi, gli studiosi hanno calcolato che solo lo 0,3 per cento di tutti i nodi localizzati appartengono al nucleo.
Studiando i comportamenti di questo complesso sistema, il team cinese ha riscontrato una novità rispetto ai precedenti studi in materia: “In molti dei modelli sin qui proposti viene predetta un’evoluzione di Internet che vede una crescita simmetrica tra il nucleo e la periferia del sistema, a velocità molto sostenute” dichiara Zhang. “Nel nostro sistema viene dimostrato come nel nucleo vi sia una consistente stabilità, sia a livello di importanza del numero di connettività che a livello di espansione, compensata dal tumulto registrato nelle zone periferiche. Risultati simili – aggiunge – sono in controtendenza rispetto alle ricerche fatte in precedenza e possono essere considerati come buoni criteri nella rappresentazione di Internet”.
Non solo: a discapito delle convinzioni precedenti, parrebbe che il web sia collegato in maniera meno salda di quanto ci si attenderebbe, con una quantità scarsa di collegamenti tra super-nodi, a sua volta compensata da una grande quantità di link solidi tra i nodi minori e quelli giudicati cruciali. Inoltre, i collegamenti tra nodi periferici sono risultati essere molto consistenti sia in numero che in “spessore”.
Un tale disegno, per quanto rivoluzionario, va ad aggiungere una nuova tessera al mosaico utile a comprendere meglio le dinamiche e l’evoluzione del web. Ma non solo: secondo gli autori dello studio, capire come funziona può risultare particolarmente utile per prevedere e combattere disfunzioni, così come ad ottimizzare le performance di tutto il sistema.