La prima operazione di salvataggio 2.0

La prima operazione di salvataggio 2.0

Cervelli distribuiti alla ricerca di Jim Gray: la guardia costiera desiste, ma i netizen lavorano per cercarlo in un crowdsourcing senza precedenti organizzato da Amazon, Google, Microsoft e dalla NASA
Cervelli distribuiti alla ricerca di Jim Gray: la guardia costiera desiste, ma i netizen lavorano per cercarlo in un crowdsourcing senza precedenti organizzato da Amazon, Google, Microsoft e dalla NASA

In balìa dei flutti, Jim Gray si starà interrogando sui ritardi dei soccorsi, sperando che non abbiano desistito. Gray, gavetta ad IBM, ricercatore presso Microsoft, premio Turing , certo non è estraneo ai sistemi di grid computing . Ma difficilmente avrebbe potuto ipotizzare che, dopo la sua scomparsa in mare, colossi come Amazon, Microsoft e Google avrebbero dato il via ad un’operazione collettiva di salvataggio senza precedenti , capace di coinvolgere mezza Internet. È stata organizzata un’enorme, estemporanea rete di netizen accorati, che esamina senza posa foto su foto, alla ricerca della Tenacious, l’imbarcazione sulla quale Gray si è allontanato dalla costa californiana due domeniche fa.

Quanto organizzato per ritrovare il ricercatore va oltre la condivisione di cicli di calcolo e di “tempi morti” delle CPU, come avviene per molti progetti @home , SETI , Folding o FightAIDS che siano. È piuttosto un progetto accomunabile a Stardust@home : un addensarsi di intelligenza , anzi, di “manovalanza oculare”, che dagli end più remoti della Rete converge, decentrata ma solidale, verso un encomiabile obiettivo.

L’occhio vigile dei netizen scorre infatti già da giorni sulle immagini ad alta risoluzione della porzione di oceano in cui Gray potrebbe trovarsi (vedi esempio a lato). Sono immagini di migliaia di miglia di blu, catturate dal satellite commerciale QuickBird di Digitalglobe e da un ER-2 messo a disposizione dalla NASA, che ha sorvolato l’area di oceano al largo San Francisco.

Una porzione di oceano Le foto, segmentate ed elaborate con software appositamente sviluppati, sono state depositate sui server di Amazon, e gestite mediante il Mechanical Turk , web service studiato per organizzare crowdsourcing di ogni tipo, per delegare alle masse di utenti compiti stupidi , che richiedono intelligenza umana.
Sono state portate a termine oltre 530mila sessioni di lavoro da oltre dodicimila volontari, rivela nel suo blog Werner Vogels, a capo della divisione tecnologica di Amazon. Le immagini, scremate dagli utenti, sono ora fra le mani degli esperti, per rifinire ulteriormente i risultati e raccogliere indizi utili ad indirizzare le unità di salvataggio.

La mobilitazione in favore di Jim Gray è decisamente di foggia duepuntozero : collaborativa, decentrata, emergente. Oltre al cervello distribuito organizzato dal Mechanical Turk , sono comparsi un sito e gruppi che aggregano le maglie di questa rete sociale ad hoc .

Il blog Tenacious Search , inoltre, coordina i volontari, aggiorna coloro che si sono appassionati alla vicenda, ospita ottimistici abbagli, e socializza idee sulle quali lavorare, nonché proposte e offerte provenienti da sviluppatori e aziende.

Si potrebbe arguire che la Tenacious sia un ago in un pagliaio di flutti. Ma sono in molti a sperare che, con il supporto delle piattaforme tecnologiche e della collaborazione di aziende solidali e sempre alla ricerca di un buon passaparola, l’intelligenza collettiva possa quanto prima assistere allo stagliarsi di una sagoma. Una sagoma che contrasta con il blu profondo delle acque, pochi pixel di un bianco brillante, il colore che dovrebbe assumere l’imbarcazione, nelle immagini near-infrared .

Gaia Bottà

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Pubblicato il
9 feb 2007
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