La RIAA rallenta il P2P?

La RIAA rallenta il P2P?

Questo è quanto sostiene uno studio autorevole appena rilasciato, che parla di vistosi cali nell'utenza di Kazaa, Grokster e WinMX. Ma la strada delle major rimane in salita
Questo è quanto sostiene uno studio autorevole appena rilasciato, che parla di vistosi cali nell'utenza di Kazaa, Grokster e WinMX. Ma la strada delle major rimane in salita


Roma – Kazaa non è solo il nemico numero uno dei discografici americani, è anche il software più scaricato nella storia di internet nonché, nel 2003, la parola più ricercata sul motore di ricerca di Yahoo!. Ben si capisce, dunque, perché le major della RIAA abbiano applaudito calorosamente un autorevole studio secondo cui le proprie crociate legali contro gli utenti del peer-to-peer stanno ottenendo l’effetto sperato, ovvero una drastica riduzione nell’utilizzo di Kazaa e degli altri software di file sharing da parte degli americani.

Il rapporto, confezionato da uno dei più attenti osservatori statunitensi, Pew Internet and American Life Project , insieme a comScore Media Metrix , afferma che solo il 14 per cento dei circa 1.400 utenti intervistati tra metà novembre e metà dicembre 2003 ha ammesso di far uso di software di file sharing. Un calo notevole rispetto al dato del 29 per cento registrato a maggio.

Secondo comScore il calo negli USA avrebbe colpito in particolare Kazaa, sceso del 15 per cento tra fine 2002 e fine 2003, ma anche altri nomi celebri del peer-to-peer, come WinMX (meno 25 per cento) e Grokster (meno 59 per cento).

“Noi – ha reagito il CEO della RIAA Mitch Bainwol dinanzi all’annuncio del rapporto Pew – sappiamo che le denunce hanno avuto un impatto profondo sulla consapevolezza e ci sono meno persone che scaricano illegalmente, e questa è una buona notizia”. Una reazione comprensibile, visto anche il successo fin qui registrato dai nomi della distribuzione musicale legale su internet, come Apple iTunes o Napster 2 .

La via alla soluzione finale contro il file sharing appare però ancora tutta in salita per la RIAA. Dopo le prime centinaia di denunce del 2003, infatti, le major non hanno più potuto ottenere direttamente dai provider i nomi degli utenti internet il cui IP sarebbe coinvolto in azioni illegali di scambio-file. Una novità di fine 2003 che sembra destinata a rendere le prossime mosse della RIAA assai più difficili.

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Pubblicato il
7 gen 2004
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