Roma – Alcuni ricercatori americani di diverse prestigiose università, come Princeton e Rice, nonché di Xerox PARC, hanno confermato di aver craccato quattro tecnologie sviluppate dalla SDMI per la protezione della musica digitale dalla contraffazione.
Il cracking, che rientra nella sfida pubblica voluta dalla SDMI per testare i propri sistemi, confuta la tesi della stessa SDMI che ancora qualche giorno fa negava che i propri sistemi fossero stati craccati. Quel che è più importante, inoltre, è che secondo i ricercatori coinvolti un’attenta opera di cracking andrebbe inevitabilmente a buon fine. Come a dire, dunque: “non c’è protezione che tenga”.
Le dichiarazioni dei ricercatori avrebbero affondato i propositi di chiunque, ma pare che la SDMI non si sia demoralizzata. L’associazione formata da 200 aziende del settore musicale, della tecnologia e dell’elettronica di consumo ha infatti reagito affermando di non aver previsto il cracking di tutti i sistemi di protezione ma ha anche sottolineato che ne verranno sviluppati di nuovi.