È stato avviato un progetto pilota che spingerà la SIAE ad un inedito avvicinamento al concetto di copyleft , mondo che per sua natura divorzia dal copyright , del quale fin qui la SIAE è stata in Italia efficace portabandiera. È presto per dire se le cose cambieranno, ma il progetto che verrà portato avanti in collaborazione con Free Hardware Foundation e Liberius spinge verso nuovi orizzonti, persino verso le Creative Commons .
“La SIAE – racconta un comunicato stampa – intende studiare a fondo tutte le implicazioni delle licenze generali pubbliche di diritto d’autore con alcuni diritti riservati in uso nel settore musicale”. Uno studio che avverrà in varie fasi:
– “la prima è quella di approfondire e chiarire il concetto di uso commerciale, uso non commerciale e uso promozionale dell’opera;
– la seconda prevederà la definizione delle modalità di distribuzione dell’opera (online o su supporto materiale) e le pubbliche esecuzioni (concerti, intrattenimenti e musica d’ambiente) consentite;
– la terza è la più delicata e prevederà un confronto all’interno degli organi rappresentativi della base associativa della SIAE per verificare la possibilità di gestire forme alternative al mandato generale che l’autore conferisce alla SIAE per la gestione collettiva dei suoi diritti, che consenta maggiore libertà di scelta all’autore sulle modalità di diffusione della propria opera, ed approfondisca il tema dei relativi costi di gestione;
– la quarta fase approfondirà gli strumenti tecnico informatici utilizzabili per assicurare la massima trasparenza ed informazione della titolarità dei diritti di utilizzazione economica dell’opera, al fine di consentire alle terze parti utilizzatrici di verificare la possibilità di uso legittimo dell’opera secondo le scelte dell’autore”.
Nelle Linee Guida del progetto si delinea l’ambizioso obiettivo che si spera di poter cogliere: “Ipotizzare una serie di eccezioni alle regole in tema di pagamento dei diritti d’autore e dei diritti connessi in modo da assicurare, da un lato, un’apertura sociale del sistema, in modo responsabile e consapevole, partendo però dal presupposto che nessuna norma in sede internazionale appare vincolare direttamente gli Stati (o le Unioni di Stati), apparendo invece evidente come, in sede internazionale, si affida sempre di più alla comunità il compito di mediazione e di individuazione di ipotesi derogatorie. In altre parole il problema non è tanto riscrivere l’intera disciplina, ma focalizzare meglio l’applicazione dei diritti d’autore, in modo da assicurare equamente i diritti di autori e imprenditori della creatività rispetto a utilizzazioni concorrenziali e commerciali, salvaguardando nel contempo ogni forma di accesso sociale o riproduzione che possa essere giustificabile per finalità di carattere sociale o strettamente individuale (in relazione cioè a specifiche esigenze di fruizione di un singolo utilizzatore o di singoli gruppi di utilizzatori)”.
Questo studio grazie alla Foundation e Liberius, avrà una sponda aperta su wiki e liste di discussione con cui si tenterà di contribuire “attraverso una consultazione pubblica e la partecipazione delle varie realtà dell’associazionismo digitale, dei consumatori e degli autori interessati alla materia”.