L’antimateria è una componente abbastanza comune (ancorché dall’esistenza brevissima) dell’atmosfera terrestre, e questo è un fatto già noto . Una nuova scoperta evidenzia però l’esistenza di un vero e proprio “anello” di antimateria posizionato tutto intorno al Pianeta, un fatto che apre le porte a speculazioni sull’utilizzo futuro e futuribile dello sfuggente “doppio” della materia standard.
A scoprire l’anello di antimateria è stato il satellite Pamela , un apparato spedito in orbita per lo studio della magnetosfera terrestre: l’anello è composto di antiprotoni – proprietà simili ai protoni standard ma con spin e carica opposti – si estende per qualche centinaio di chilometri nello spazio tridimensionale e si trova nelle vicinanze di una delle fasce di Van Allen .
Pamela ha individuato l’antimateria “geostazionaria” grazie all’ insolito numero di decadimenti atomici misurati : materia e antimateria si annichiliscono l’una contro l’altra generando precise quantità di energia e un ben noto numero di particelle, e il satellite ha scovato una quantità di “annichilimenti” materia-antimateria superiore di 1000 volte rispetto alla norma.
Individuata la preziosa “riserva” di antiprotoni che circonda la Terra, gli scienziati pensano ora in prospettiva a come mettere a frutto questa importante scoperta: la produzione di antimateria sul Pianeta è estremamente costosa, e ipotizzando avanzamenti tecnologici che permettano la raccolta e il mantenimento in stasi dell’antimateria per lunghi periodi di tempo (ora siamo fermi a 17 minuti al massimo) si può pensare al suo impiego come fonte di energia ad altissima efficienza, per le navi spaziali del futuro e non solo.
Alfonso Maruccia