La sicurezza digitale è una cosa troppo seria perché se ne possa fare a meno . In Australia, una volta che i famigerati filtri sui contenuti di Internet organizzati dallo stato saranno andati a regime, ai cittadini non rimarrà che decidere se utilizzare un filtro completo o un filtro più liberale, mentre sarà loro impossibile accedere ad una rete priva di filtri . Una novità che rappresenta per il paese, che pure da anni coccola le sue capacità censorie, una prima assoluta: non capita certo spesso che in uno stato democratico sia di fatto vanificata la possibilità di utilizzare appieno Internet, e di scorrazzare liberamente nell’oceano digitale.
Niente opt-out dal totalitaristico meccanismo di controllo, al contrario di quanto lasciato credere sino a ora: sotto il paravento del piano per la “Cyber-Safety” costato l’equivalente di un centinaio di milioni di euro, le connessioni dell’isola saranno inesorabilmente imbrigliate nel mega-imbuto dei filtri di stato dopo l’ultimo test pilota in programma.
Il piano della cyber-sicurezza “richiederà a tutti gli ISP di garantire servizi Internet puliti in tutte le case, nelle scuole e negli Internet point pubblici accessibili dai ragazzini”, ha dichiarato un portavoce del Ministro delle Comunicazioni australiano, aggiungendo che “il prossimo test sul campo della tecnologia di filtering degli ISP servirà a osservare vari aspetti dei filtri, inclusi l’efficacia, la facilità di aggiramento degli stessi, l’impatto sulle velocità di accesso a Internet e il costo”.
Il ministero sostiene che sia ancora necessario valutare, testare, misurare, sebbene già da tempo si denunci l’ inefficacia imbarazzante di una politica di filtering fallimentare per vocazione , già da mesi sono note le tantissime magagne dei mega-filtri, inclusi i tanti, troppi falsi positivi e la riduzione della velocità di connessione del 30% o addirittura del 75% a seconda del tipo di filtro impiegato.
L’ultima beffa è, come detto, quella di un opt-out a metà , in cui si può scegliere non già di eliminare del tutto i filtri quanto di limitarsi solo a quelli inerenti al materiale illegale. Anche per questo, i filtri di stato australiani rappresentano un pericoloso precedente, perché chi li controlla ha “un potere tremendo”, un potere prono a “un abuso sicuro” e ai falsi positivi che finiscono puntualmente in ogni sistema di protezione basato su blacklist.
Alfonso Maruccia