Stanford (USA) – Un’idea semplice ma dal retrogusto decisamente geniale potrebbe (forse) cambiare presto il rapporto che chiunque utilizza un’opera protetta ha con il copyright. La lampadina si è accesa al professore Lawrence Lessig, uno dei più ascoltati esperti dell’hi-tech contemporaneo, che ha fondato allo scopo la Creative Commons , un’azienda no profit che si propone di “semplificare le barriere alla creatività attraverso una nuova interpretazione della legge e della tecnologia” e che ha già fatto parlare di sé.
Quella di Lessig è una scommessa: in un mondo digitale letteralmente sconvolto dal conflitto tra diritti intellettuali e metodi di distribuzione, l’idea è quella di proporre una terza via. Se il sistema messo a punto da Lessig – che dovrebbe essere disponibile al pubblico entro l’anno – troverà terreno fertile gli artisti o chiunque possieda i diritti su una qualsiasi opera potrà decidere di renderla pubblica oppure di limitarne la diffusione secondo alcuni parametri. Con facilità e con un occhio al non profit.
Spiega Lessig: “Se, per esempio, un artista vuole rendere pubblica la propria musica per un uso non commerciale, oppure collegare ad essa i propri riferimenti, il nostro sistema gli consentirà di farlo in un formato che sia leggibile dalle macchine. I computer potranno cioè identificare e comprendere direttamente i termini della licenza scelta dall’autore, rendendo più semplice per le persone cercare e condividere le opere”.
In sostanza, il sistema della Creative Commons permette agli autori di selezionare la modalità con cui dovranno essere trattati i brani musicali, i documenti, le immagini e quant’altro possa essere protetto da copyright e condiviso attraverso dei computer.
Gli autori potranno segliere tra due principali opzioni, ovvero se rendere il proprio lavoro di pubblico dominio ed offrire a chiunque la possibilità di copiarlo, utilizzarlo, modificarlo e elaborarlo ulteriormente, oppure rendere la propia opera utilizzabile secondo alcune restrizioni che vanno dalla citazione obbligatoria dell’autore al permesso di utilizzo per fini non commerciali, dall’utilizzo come copia privata e non quindi in pubblico al divieto di costruire nuove opere basate sull’originale, all’obbligo di mantenere la stessa forma di licenza per opere derivate dall’originale.
“L’obiettivo – ha sottolineato il direttore esecutivo di Creative Commons, Molly Van Houweling – non è solo quello di aumentare la somma di materiale disponibile online, ma anche quello di offrire un accesso a quel materiale ad un minor costo e più agevolmente”.
Il progetto è stato lanciato ora per consentire all’organizzazione di ricevere suggerimenti dal pubblico in modo da migliorare il sistema che dovrà gestire una gran mole di opere provenienti da tutto il mondo.