L’errore di un profilo fake su LinkedIn è stato quello di contattare Renée DiResta, ricercatrice dello Stanford Internet Observatory, facendo balzare agli occhi della stessa alcune fragilità nel proprio modo di presentarsi. Il profilo, intestato a tale “Keenan Ramsey”, tentava di presentare un software per la unified communication, ma faceva tutto ciò su una pagina sulla quale campeggiava un avatar “strano”. Troppo coerenti i lineamenti, troppo nascosto lo sfondo, troppo strani i bordi. Un occhio attento come quello della ricercatrice non poteva non sollevare un dubbio, al quale ha voluto dar risposta con una accurata ricerca che ha portato alla scoperta di almeno 1000 profili fake sul social network.
Profili fake con finti avatar
Il numero è a questo punto irrilevante, ma ben più importante è il fatto che un social network come quello di LinkedIn possa essere penetrato e cavalcato con finalità precise di lucro. Il tentativo, infatti, avrebbe una matrice univoca su tutti i profili: riuscire a creare un contatto, creare lead e monetizzare le stesse presso aziende che con ogni probabilità non hanno reale consapevolezza degli strumenti utilizzati per raggiungere tale risultato.
Gli avatar sarebbero stati creati con strumenti di intelligenza artificiale e questo elemento rende particolarmente complessa l’identificazione poiché il volto non può corrispondere con null’altro di presente sul Web. Non si scopre un fake simile per confronto, insomma, poiché il “match” non è possibile: l’IA rende quindi il falso più “vero”. La ricerca ha tuttavia messo in luce una serie di elementi che possono consentire l’identificazione dei falsi profili: ciò ha consentito a LinkedIn di iniziare a lavorare sulla pulizia dell’archivio, evitando che questi fake portino lo spam in giro giorno dopo giorno.
But…RingCentral doesn’t have any record of an employee named Keenan Ramsey. NYU says no one named Keenan Ramsey has received any undergraduate degree.
And the biggest red flag? Her face appears to have been created by artificial intelligence.https://t.co/TyoBp2qxIP pic.twitter.com/o9ew9IM3ml
— Shannon Bond 📻 (@shannonpareil) March 27, 2022
Il monito è chiaro anche per gli utenti: se si ricevono messaggi da utenti che non si conoscono, attenzione ai “red flag” che possono far comprendere che dietro ad un link non si celi un’opportunità, ma soltanto un tentativo truffaldino. Sebbene LinkedIn sia meno esposto di altri profili, più spesso i contatti possono avere finalità di lucro e celare operazioni poco lineari.