Roma – Il Governo francese, che quattro anni fa fu tra i primi a considerare l’adozione del software open source all’interno della pubblica amministrazione, sembra ora intenzionato a muovere i primi, concreti passi verso le piattaforme aperte.
Come parte di un progetto, chiamato ADELE , per l’informatizzazione degli enti pubblici, la Francia ha pianificato, entro il 2007, la migrazione di un significativo numero dei propri computer desktop verso Linux e applicazioni open source.
Jacques Sauret, direttore dell’ufficio governativo francese per lo sviluppo dell’amministrazione elettronica, non ha snocciolato cifre precise, tuttavia ha pronosticato che, durante i prossimi tre anni , Linux potrebbe girare sul 10-15% dei computer desktop utilizzati negli uffici pubblici francesi.
“Se queste previsioni saranno confermate – ha commentato Sauret – il nostro Governo potrà dire di aver raggiunto un traguardo molto importante verso l’indipendenza della pubblica amministrazione dal software proprietario. Basti pensare che oggi Windows gira su oltre il 98% dei nostri PC”.
L’introduzione del software open source all’interno delle pubbliche amministrazioni viene comunemente vista dai governi come un’opportunità per risparmiare sui costi delle licenze, contrattare con un maggior numero di fornitori, confrontare interoperabilità e cicli di vita, e guadagnare maggior controllo sulla piattaforma software grazie alla possibilità di vedere e modificare il codice sorgente.
“Oggi abbiamo a che fare con un mercato chiuso in gabbia”, ha detto Sauret. “Attualmente l’unica possibilità che abbiamo per ottenere dei prezzi di favore è quello di tentare, applicando un’economia di scala, di contrattare con Microsoft grossi volumi di licenze da distribuire poi ai vari enti locali”. Una politica che, secondo il funzionario francese, risulta però poco flessibile sia sotto il profilo economico che sotto quello funzionale.
Il processo di avvicinamento alle piattaforme open source, specie in ambito desktop, potrebbe però rivelarsi tutt’altro che una passeggiata. Lo sta scoprendo la città di Monaco di Baviera che, dopo la decisione dello scorso anno di migrare gradualmente i propri sistemi informatici da Windows a Linux, pare ora scontrarsi con tutti gli ostacoli e le resistenze che questo passaggio comporta.
Il problema più grosso sembra essere di natura finanziaria . La transizione verso il software open source richiederà infatti un investimento di quasi 30 milioni di euro, dieci in più della somma proposta da Microsoft per l’aggiornamento dei sistemi a nuove versioni dei propri software.
I costi della transizione sono soprattutto legati, secondo un rapporto pubblicato dal giornale tedesco Computerwoche , dalla necessità di testare la stabilità e l’affidabilità del software, verificare la compatibilità della nuova piattaforma con la vecchia, formare il personale, riprogettare diversi componenti software.
Nonostante l’offerta di Microsoft, e a dispetto delle difficoltà nel trovare i fondi necessari all’operazione, i responsabili del piano di migrazione tedesco, detto LiMux , si sono detti intenzionati a proseguire lungo la strada tracciata la scorsa primavera e, seppure con tempi probabilmente più lunghi di quelli fissati in partenza, rimpiazzare le vecchie versioni di Windows con Linux su oltre 14.000 PC desktop e notebook.
IBM e Novell/SuSE, due fra le più dirette interessate al cambio di rotta in atto all’interno della pubblica amministrazione tedesca, hanno già offerto il proprio aiuto per minimizzare i costi legati alla migrazione e per aiutare gli sviluppatori a prendere confidenza con il nuovo ambiente.
Per facilitare il passaggio da Windows a Linux, soprattutto per gli impiegati, il progetto LiMux sta anche prendendo in considerazione la possibilità di far girare, all’interno di Linux, alcune applicazioni Windows in emulazione.