Londra – I problemi di sicurezza di Windows, e i worm che spesso colpiscono i suoi utenti, potranno anche dominare le cronache, tuttavia Linux rimane il più grande e vulnerabile bersaglio dei cracker. A dirlo è la società londinese Mi2g , specializzata nello sviluppo di soluzioni per la sicurezza, che in un recente studio ha analizzato i dati sugli attacchi informatici raccolti lo scorso agosto e relativi ad un campione di circa 17.500 server on-line su cui giravano servizi di e-business o siti informativi.
Nel rapporto di Mi2g emerge che il 67% degli attacchi dolosi andati a buon fine e denunciati dalle aziende ha avuto come bersaglio il sistema operativo Linux, una percentuale circa tre volte superiore a quella, pari al 23,2%, che riguarda invece Windows.
Lo studio riporta poi che solo il 2% dei server su cui girava una versione di BSD Unix è stato compromesso da un attacco via Internet.
L’Intelligent Unit di Mi2g raccoglie dati relativi a tutte le forme di attacco digitale dal 1995: l’azienda afferma che nel proprio database sono presenti le informazioni su oltre 280.000 attacchi e 7.900 crew di hacker e cracker.
Le statistiche di Mi2g mostrano come durante gli ultimi 12 mesi Linux sia rimasto, con una percentuale del 51% sul totale, il sistema operativo più colpito da aggressioni andate a buon fine. Curiosamente, nel settore governativo le statistiche si ribaltano e Windows eredita la palma di sistema operativo più vulnerabile agli attacchi con il 51,4% contro il 14,3% di Linux, qui posizionatosi secondo.
Nel rapporto si legge anche che lo scorso mese il danno economico derivante dagli attacchi digitali, compresi quelli non denunciati e quelli generati dai worm, è stato stimato in 28,2 miliardi di dollari . Sobig e Blaster sono fra le minacce che avrebbero maggiormente contribuito a questo “flagello”.