L'Open Source vincerà solo se migliore

L'Open Source vincerà solo se migliore

di Stefano Tagliaferri. L'innovazione tecnologica è andata sempre avanti grazie al software proprietario che è stato di stimolo al miglioramento del software libero. A vincere alla fine saranno qualità e adozione di standard aperti
di Stefano Tagliaferri. L'innovazione tecnologica è andata sempre avanti grazie al software proprietario che è stato di stimolo al miglioramento del software libero. A vincere alla fine saranno qualità e adozione di standard aperti


Roma – Non capisco come in regimi di libero mercato si possa affermare che utilizzare degli standard anzichè altri porti una riduzione occupazionale e conseguentemente una riduzione di entrate fiscali. Eppure c’è chi lo afferma. Cambiare le regole del mercato spesso aiuta l’economia e oggi ci troviamo in una fase recessiva: esplorare nuovi mercati è d’obbligo soprattutto per chi si occupa di politica economica.

L’introduzione del software libero propone dei nuovi modelli di business (quindi di mercato). Ritengo che non sussista una competizione tra il software libero e quello proprietario: le aziende scelgono il software in base alle funzionalità, eseguono una attenta analisi qualitativa, analizzano costi, benefici e vantaggi economici prima di decidere se una soluzione possa essere considerata migliore di un’altra.

Gli affari non lasciano spazio a preferenze o categorie.

Il software libero è sempre esistito così come è sempre esistito il software commerciale, i due hanno sempre vissuto in simbiosi ed hanno cooperato. Talvolta alcuni hanno provato ad introdurre degli standard proprietari che sono stati bocciati proprio dai consumatori. Negli ambienti “enterprise”, dopo una attenta valutazione delle potenzialità offerte dal software Open Source, si iniziano a realizzare alcuni progetti basati proprio sul software Open Source. Si tratta di soluzioni relative a campi applicativi dove il software libero ha dimostrato non solo di essere concorrenziale ma ha ampiamente dimostrato di essere addirittura superiore alla controparte commerciale.

In ambienti enterprise, non vi sono preferenze: esiste l’esigenza di tagliare i costi laddove possibile e lo si fa anche proponendo soluzioni alternative che rispondono alle attuali esigenze aziendali.

Non è corretto dire che gli utenti casalinghi non utilizzano il software libero. Giornalmente ci si connette con la rete internet e molto spesso chi risolve il nome del nostro sito www preferito è Bind e chi consente l’accesso alle pagine ipertestuali è molto spesso Apache e chi smista tonnellate di e-mail ogni giorno è un vecchio postino… il buon vecchio e buggato (cosi è uso dire) sendmail.

Il software nasce dalle esigenze degli utenti, e migliora, che sia commerciale o no. I governi non si devono occupare di standard del software: l’applicativo è definibile come “prodotto” a selezione naturale: rimarranno solo i migliori.

Le scuole finanziate dal contribuente devono utilizzare standard aperti, gli insegnanti hanno l’obbligo di trattare con pari dignità sia il software commerciale che quello libero. Sino a poco tempo fa si riconduceva la qualità del prodotto al suo supporto e oggi aziende come IBM ed HP supportano il software libero così come quello commerciale: sono giganti che hanno modificato il loro modello di business.

A noi, addetti del settore ICT, non ci resta che prendere atto che l’Open Source è una nuova realtà con la quale è necessario confrontarsi a tutto tondo: piaccia o no oggi ci sono ancora più soluzioni di qualche anno fa e questo significa che l’innovazione tecnologica è andata sempre avanti grazie al software proprietario che è stato di stimolo al miglioramento del software libero.

Stefano Tagliaferri
Business IT Consultant

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Pubblicato il 21 giu 2002
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