Dopo la recente “retata” di un gruppo di hacker appartenenti al collettivo LulzSec , ora arrivano le imputazioni. In particolare l’accusa di cyber-crimine piomba sulla testa di Jeremy Hammond: già noto come “Ghost”, “POW” e “Anarchaos”, per le autorità USA l’hacker sarebbe il principale responsabile della breccia nel contractor della difesa Stratfor Intelligence e il relativo furto di decine di migliaia di numeri di carte di credito.
Hammond è stato identificato ed è già in galera da tempo, mentre un misterioso gruppo di hacker che si fa chiamare “The Unknowns” è recentemente partito all’attacco di una decina di aziende, organizzazioni e istituzioni e le relative infrastrutture telematiche con un punto di accesso pubblico.
The Unknowns sostiene di aver penetrato i sistemi di NASA, ESA, Renault, Air Force USA, Ministero della Difesa francese, Difesa statunitense e altri ancora, e pubblica pezzi di informazioni (inclusi account di accesso e password) su Pastebin dicendo di voler rendere Internet un posto più sicuro portando alla luce le vulnerabilità dei siti.
Chi invece non si firma ma fa danni è la botnet sguinzagliata contro la Serious Organised Crime Agency britannica: il sito dell’organizzazione è stato messo temporaneamente offline per tentare di risolvere il “disturbo” dell’attacco DDoS condotto da ignoti, e comunque arrivano rassicurazioni sulla salvaguardia dei dati importanti che non sono certo esposti al Web pubblico.
E sempre in UK, esponenti del Ministero della Difesa si abbandonano a “clamorose” ma non sorprendenti rivelazioni sul sentore di essere “troppo vecchi” per il cyber-warfare e il contrasto all’azione degli hacker cracker: la tecnologia si evolve troppo rapidamente, dice il general maggiore Jonathan Shaw, per stare al passo occorre chiedere assistenza ai “ragazzi” che masticano pane e bit.
Alfonso Maruccia