Kuala Lumpur (Malaysia) – “Non voglio dire che siamo favorevoli ad atti criminali ma quando il prezzo è così alto, è difficile impedire la violazione delle leggi sul copyright”. Se ne è uscito così nelle scorse ore il premier-dittatore della Malaysia, Mahathir Mohamad.
Mahathir sa di che parla, visto che ha dovuto abbandonare, passo dopo passo, i sogni di creare una città digitale proprio per l’attrito con le industrie americane a causa dell’alto tasso di criminalità informatica nel proprio paese. Secondo il dittatore, però, il suo paese, e molti altri del sudest asiatico, non hanno risorse sufficienti per pagare i prezzi imposti dalle multinazionali occidentali del software.
In effetti, proprio la Malaysia è uno dei primi paesi nella lista nera compilata dalle associazioni dei produttori, impegnate in tutto il mondo nello spingere le autorità a contrastare la diffusione di sistemi pirata, ovvero di software copiato illegalmente e rivenduto sul mercato nero a prezzi infinitamente inferiori a quelli di listino.
“Mentre i nostri paesi cercano di far rispettare le leggi sul copyright – ha detto Mahathir – chi possiede i diritti dovrebbe cercare di ridurne il costo così da rendere la pirateria meno attraente come fonte di guadagno. Se il software fosse economico, si copierebbe di meno”.