Medioevo, chiuso Napster. Per ora

Medioevo, chiuso Napster. Per ora

Il giudice si illude di poter fermare il file sharing sospendendo il sistemone accusato di favorire la pirateria. Che entro stanotte (ora americana) può sperare di sospendere l'ingiunzione. Lontana la sentenza
Il giudice si illude di poter fermare il file sharing sospendendo il sistemone accusato di favorire la pirateria. Che entro stanotte (ora americana) può sperare di sospendere l'ingiunzione. Lontana la sentenza


Web – Chiuso Napster. Alla mezzanotte di oggi, ora americana, il sistemone scambia-file che per mesi e mesi ha tenuto banco per le accuse che gli sono rivolte dall’industria discografica potrebbe cessare di respirare. Almeno questo è quello che credono e sperano i legali dell’industria ( RIAA ) e il giudice che ha deciso la chiusura dei server di Napster fino alla fine del dibattimento. Oggi il tribunale deciderà sulla richiesta di Napster di sospensiva dell’ingiunzione: se la sospensiva non passa il sistema chiude.

“Napster – ha detto il giudice – favorisce la copiatura, consente o mette in condizione di contribuire alla copiatura e duplicazione di qualsiasi brano o componimento musicale protetto da diritto d’autore che l’accusa ha tutto il diritto di rivendicare”.

L’ingiunzione alla temporanea sospensione del servizio rappresenta la più significativa vittoria dei discografici fino ad oggi, eppure è ben lontana dal rappresentare la fine di Napster. Basti pensare che il giudice ha consigliato alla RIAA di “mettere da parte” almeno cinque milioni di dollari che verranno consegnati a Napster per la sospensione del servizio, qualora alla fine del caso fosse Napster a prevalere in tribunale.

Più preoccupante un’altra frase del giudice: “Napster ha creato quel software, ed è Napster che deve trovare il modo di impedire agli utenti di copiare materiale protetto. Hanno creato un mostro… Quelle sono le possibili conseguenze che dovranno affrontare”.

Preoccupante, perché significa che agli autori di Napster potrebbe essere ascritto il danno prodotto dall’uso del loro software anche da chi lo utilizza senza il loro consenso. Preoccupante anche perché sono decine i software alternativi a Napster che potrebbero incorrere nella stessa situazione. Preoccupante perchè, se passa questo principio, chi scrive questo genere di software ci penserà sopra trenta volte prima di completarlo e farne un’attività online. Ed è proprio questo ciò che vogliono i discografici della RIAA. Medioevo insomma, quando tra realtà e enunciazione di principio poteva non intercorrere alcuna relazione.

Il provvedimento è naturalmente del tutto simbolico, in quanto, come già noto, non solo ci sono decine di alternative a Napster ma lo stesso software viene utilizzato da decine e decine di diversi server che non fanno capo a Napster ma che mettono “sul piatto” lo stesso servizio, ovvero community online con possibilità di scambio diretto di file musicali tra utenti internet. Per verificarlo basta recarsi su Napigator.com o su un motore di ricerca qualsiasi…

Per gli utenti di Napster l’ingiunzione non significa dunque molto, come poco significherebbe la chiusura definitiva del sistema a fine processo. Quanto si è svolto in aula, come hanno affermato alcuni esperti che si sono espressi in queste ore su diversi media, è un fatto simbolico perché i tempi dei tribunali non riescono a stare dietro a quelli della tecnologia. Condannato Napster, ci sono tutti i suoi fratelli, sempre di più e sempre più difficili da fermare, che andrebbero processati.

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Pubblicato il
28 lug 2000
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