Sull’app Meta AI sta succedendo qualcosa di strano. Migliaia di persone stanno involontariamente condividendo le loro conversazioni private con il mondo intero…
Non stiamo parlando solo di domande imbarazzanti. Gli utenti stanno inconsapevolmente pubblicando richieste di aiuto per evasione fiscale, dettagli su problemi legali di famiglia, indirizzi di casa e persino referenze professionali complete di nomi e cognomi. È un incubo per la privacy che Meta sembra non aver previsto.
Meta AI, le conversazioni private diventano pubbliche senza avviso
Quando si fa una domanda a Meta AI, appare un pulsante “condividi” che porta a una schermata di anteprima del post. Molti utenti, però, non si rendono conto che premendo quel pulsante stanno rendendo pubbliche le loro conversazioni, registrazioni audio e immagini. Il problema è l’integrazione con Instagram.
Se si ha un profilo Instagram pubblico e si usa lo stesso account per accedere a Meta AI, le ricerche su come incontrare “donne con sederi pronunciati” diventano automaticamente visibili a tutti. Meta non indica agli utenti quali sono le loro impostazioni di privacy mentre postano, né spiega dove stanno effettivamente pubblicando questi contenuti.
L’esperta di sicurezza Rachel Tobac ha documentato alcuni degli esempi più preoccupanti: persone che condividono indirizzi di casa, dettagli sensibili di procedimenti giudiziari e informazioni personali che dovrebbero rimanere private.
If a user’s expectations about how a tool functions don’t match reality, you’ve got yourself a huge user experience and security problem.
Humans have built a schema around AI chat bots and do not expect their AI chat bot prompts to show up in a social media style Discover feed —… https://t.co/CJ41THUXCE— Rachel Tobac (@RachelTobac) June 12, 2025
Altri utenti hanno chiesto consigli su possibili arresti di familiari coinvolti in crimini finanziari, come scrivere lettere di referenza per dipendenti con problemi legali (inclusi nomi completi), e persino strategie per evitare le tasse. Tutte conversazioni che pensavano fossero private e che invece sono finite in una bacheca pubblica.
Il risultato è un flusso continuo di momenti imbarazzanti: dalle domande mediche sui rash cutanei alle richieste di generare immagini di Mark Zuckerberg incinto che sposa un insetto. Sembra una parodia, ma è tutto reale.
L’effetto valanga
Quello che preoccupa di più è come questa situazione possa degenerare rapidamente. Ogni minuto che passa, nuove conversazioni private diventano pubbliche. Gli utenti che non sanno di star condividendo continuano a usare l’app normalmente, creando un archivio sempre più grande di momenti imbarazzanti.
È il tipo di situazione che può diventare virale per tutti i motivi sbagliati. I social media amano i contenuti imbarazzanti e cringe, e Meta AI ne sta producendo una quantità industriale.
Meta non impara mai…
Meta ha una lunga storia di problemi con la privacy, ma questo caso è particolare perché si poteva evitare. Non ci voleva un genio per capire che rendere pubbliche le conversazioni con un chatbot AI sarebbe stato problematico.
L’azienda non ha risposto alle richieste di commento di TechCrunch, il che fa pensare che stiano cercando di capire come gestire questa situazione. Ma il danno potrebbe essere già fatto: gli utenti che hanno condiviso informazioni sensibili non possono semplicemente “riprenderle”.
Se l’obiettivo di Meta era far parlare della sua app AI, ci è riuscita. Ma non nel modo che sperava. Invece di essere riconosciuta come una valida alternativa a ChatGPT, Meta AI sta diventando sinonimo di disastro per la privacy.