Microsoft contro i pirati di Halo Online

Microsoft contro i pirati di Halo Online

Redmond si scaglia contro modder e cracker che lavorano per rendere disponibile Halo Online al mondo intero, una eventualità che andrebbe contro i piani commerciali della corporation, che al momento includono solo la Russia
Redmond si scaglia contro modder e cracker che lavorano per rendere disponibile Halo Online al mondo intero, una eventualità che andrebbe contro i piani commerciali della corporation, che al momento includono solo la Russia

Microsoft è al lavoro su Halo Online, nuovo titolo free-to-play ambientato nell’universo videoludico preferito dalla corporation dedicato in esclusiva al mercato russo. Una restrizione che però non è stata accolta molto bene dalla community, che al solito si è rimboccata le maniche lavorando a una versione del gioco accessibile in tutto il mondo.

Inizialmente disponibile come beta chiusa agli utenti russi, l’ultima build di Halo Online può essere al momento scaricata da chiunque dopo essere stata disseminata sui circuiti di P2P: l’archivio ZIP, dal peso di circa 2 Gigabyte, contiene tutti gli asset del gioco che è basato su Halo 3 per girare in maniera decente anche sui PC di non ultimissima generazione.

Oltre agli asset, però, per poter accedere al mondo virtuale di Halo Online è necessario un nuovo launcher chiamato ElDorito (contro il launcher ufficiale del gioco, ElDorado): il codice del tool era disponibile su GitHub, e Microsoft ha pensato bene di inviare una DMCA takedown notice al servizio di hosting per difendere l’esclusività russa di Halo Online.

Come anche il recente caso del remake amatoriale del primo livello di Mario 64 dimostra, modder e smanettoni insofferenti alle regole delle software house commerciali non hanno mai vita facile; al momento ElDorito permette di far girare una copia di Halo Online piena di difetti e soprattutto di giocatori, e l’entrata in gioco di Microsoft ha messo in allarme gli sviluppatori che hanno pensato di interrompere (temporaneamente?) il loro lavoro.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 7 apr 2015
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