Microsoft contro il reverse engineering di Skype

Microsoft contro il reverse engineering di Skype

Richiesta di rimozione di codice relativo ad una vecchia versione di Skype. Il rischio, dice Redmond, è legato allo spam. Secondo altri, invece, al controllo della tecnologia che presto esordirà su Windows Phone
Richiesta di rimozione di codice relativo ad una vecchia versione di Skype. Il rischio, dice Redmond, è legato allo spam. Secondo altri, invece, al controllo della tecnologia che presto esordirà su Windows Phone

Microsoft, in qualità di neo-proprietario di Skype, ha deciso di attaccare chi utilizza il reverse engineering per carpire il protocollo del servizio VoIP e sviluppare così prodotti interoperabili con esso.

Il portavoce di Microsoft ha parlato di “tentativi nefasti di sovvertire l’esperienza di Skype” e dell’ invio take-down notice , cioè richieste di rimozione di contenuti in violazione di proprietà intellettuale, sulla base del DMCA ( Digital Millenium Copyright Act ) alla pagina Blogger Skype-open-source . Redmond ha chiesto la rimozione di due post relativi uno al reverse engineering e l’altro contenente dettagli tecnici sul protocollo Skype che sembrano poter aprire alla possibilità di avere una versione open source del servizio VoIP. Ad usufruirne, in particolare, il progetto Epycs .

Il riferimento di Microsoft rispetto all’esperienza d’uso di Skype si riferisce al rischio di assistere a una recrudescenza di spam. Ci sarebbero invece più elementi per rivendicazioni che chiamano in causa il copyright sul codice sorgente di Skype .

In pratica, pur avendo rilasciato API per l’integrazione del suo servizio, Skype (ora sotto l’ala di Microsoft) si oppone alla divulgazione di codice ottenuto da reverse engineering che, dice, “oltre a rappresentare una violazione di proprietà intellettuale può incoraggiare attività di spamming”.

Il reverse engineering, consentito in generale per motivi di studio, diventa una questione complicata dal punto di vista della proprietà intellettuale nel momento in cui vi è una divulgazione.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
3 nov 2011
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