Roma – “Gli esseri umani usano procedimenti simbolici per risolvere i problemi, ragionare, parlare e scrivere, apprendere e inventare. Negli ultimi 45 anni la psicologia cognitiva ha costruito e testato modelli empirici di come questi procedimenti siano utilizzati per compiere operazioni semplici e operazioni complesse. Questi modelli prendono la forma di applicazioni informatiche capaci di simulare il comportamento umano. Io ed i miei colleghi siamo impegnati ad estendere la qualità di queste scoperte sul pensiero umano verso nuove frontiere e nuovi fenomeni”. Così di recente il premio Nobel Herbert A. Simon aveva descritto il proprio lavoro.
Da ieri il mondo scientifico e informatico è in lutto avendo appreso della morte dell’illustre scienziato, considerato uno dei più interessanti “visionari” del mondo dell’intelligenza artificiale, al punto da essere stato soprannominato “il filosofo dell’AI” (Artificial Intelligence) essendo arrivato a questo partendo dalle basi dell’Economia che gli valsero il Nobel nel 1978 (“Per la sua ricerca innovativa nei processi decisionali nelle organizzazioni economiche”).
La sua opera più celebre rimane probabilmente “The Sciences of the Artificial”, un volume ripubblicato un’infinità di volte e considerato un testo fondante del settore dell’intelligenza artificiale.
Nato nel 1916 a Milwakee, in Wisconsin, Simon è morto a 84 anni per complicazioni derivate da un intervento chirurgico subito a metà gennaio.